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Il “Monopoli” globale della Finanza e la Grecia

"Tanto tuonò che non piovve" dovrebbe essere il commento per la chiusura provvisoria della crisi greca ma sembra non sarà così

Tanto tuonò che non piovve, frase attribuita a Socrate dopo un litigio con la moglie Santippe, dovrebbe essere il commento per la chiusura provvisoria della crisi greca ma, sembra, non sarà così. Una crisi vista dai media, scientificamente orchestrati dai loro finanziatori, come finanziaria ma in realtà una crisi geopolitica e culturale che evidenzia nel modo più netto ed indiscutibile il "Monopoli" dello scontro globale tra interessi e modelli socioculturali divergenti arrivati ad una resa di conto sempre più diretta.

Sempre i "media" hanno finito per attribuire la colpa della situazione greca solo alla Germania non capendo o non volendo capire che i problemi stanno soprattutto altrove. Certamente la radice millenaria culturale tedesca – "Id quod volunt credunt" scriveva Cesare a proposito dei Germani - affonda in una forte rigidità e nell'idea della sua supremazia – Hegel sosteneva che l'ultima civiltà a sopravvivere sarebbe stata la cristiano-tedesca – ed ha sperimentato durante la Repubblica di Weimar l'iperinflazione giugulatoria della finanza; ma i problemi vengono da altre parti non governabili perché esterni all'Europa.

Su questo "Monopoli" si sono mossi e si muovono interessi geopolitici espressi dal ruolo dell'Europa alla ricerca di sé stessa, quello della Russia che sta acquisendo una crescente forza oppositiva ad interessi esterni, dai paesi del Bric con una Cina alla finestra ed infine il mondo della finanza che ha il suo epicentro più evidente nel sistema finanziario anglosassone con sede a Wall Street, in grado, oggi, di esercitare una pressione determinante sulla politica degli Usa e quindi globale in un "Monopoli" giocato per realizzare una forma di egemonia sovranazionale. Come nel gioco originale c'è sempre un "Parco delle Vittorie", "Boardwalk" nell'edizione inglese, in cui i giocatori rischiano di essere tosati, finanziariamente, come le pecore perché il debito in parte l'hanno fatto loro, in gran parte sono stati manipolati; le pecore sono riunite in gregge da un pastore che è tutt'altro che buono.

La "querelle" greca, come sempre in un gioco di luci ed ombre, nasconde un tema molto più profondo che va ben al di là del modesto valore finanziario in ballo con un paese che ha un PIL come Parigi; i riflettori si sono accesi su questa piccola parte del "Monopoli" oscurando tutto il resto per rendere più difficile la sua ricostruzione e la sua comprensione.
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