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Debita nostra

Teoria e pratica della remissione dei debiti

Poiché però, come dice Kant, da un legno storto com'è quello di cui l'uomo è fatto non può uscire niente di interamente diritto, l'applicazione pratica del giubileo si è storicamente rivelata spesso problematica. E così, nel corso dei secoli, le disposizioni del Levitico sulla remissione dei debiti vengono applicate in modo sempre meno stringente. Come noterà nel I secolo a.C. il grande saggio Hillel il Vecchio, la tutela eccessiva dei debitori si rivolge alla fine contro di loro, perché induce gli abbienti a non concedere più nuovi crediti ai poveri nel timore di altre perdite. Quanto al giubileo cristiano, l'aspetto tristemente terreno della vendita delle indulgenze durante l'Anno Santo del 1500 indigna il monaco Lutero e fa germogliare nella sua testa la teoria rivoluzionaria della giustificazione per fede, uno dei capisaldi dalla Riforma.

Bonifacio VIII proclama il giubileo del 1300Remissione salvifica. Ai giorni nostri, nell'Occidente in crisi fiscale, torna sempre più forte l'idea di una sorta di grande giubileo finanziario in cui il debito viene ristrutturato, condonato o ripudiato. L'aspetto paradossale è che questa idea prende forza nel momento in cui i tassi sono a zero, le banche centrali monetizzano attraverso il Qe tutto il deficit pubblico annuale (e qualcosa di più) e in cui il rinnovo del debito in scadenza è reso molto semplice dall'abbondanza di liquidità. Che la vita per i debitori (parliamo qui di quelli grandi, non dei piccoli) non sia così difficile ce lo ricorda tutti i giorni Krugman, che sostiene che il debito è bello e che bisogna farne di più, visto che non costa niente.

Nonostante questo, nella periferia europea, il tema del debito è entrato nelle piattaforme di tutti i movimenti radicali ed esercita una forte suggestione sull'opinione pubblica. L'idea di fondo è che una volta ridotto o eliminato il debito le economie e le società saranno in grado di voltare miracolosamente pagina e rigenerarsi.

Il debito di cui si parla nel dibattito politico è sempre e solo lo stock di debito lordo. Nessuno distingue mai tra lordo e netto (quello che scomputa il debito pubblico detenuto da istituzioni pubbliche, inclusa la banca centrale), anche se in Giappone, per fare un esempio, il lordo è al 250 e il netto è a un molto più accettabile 150 per cento del PIL. Nessuno distingue tra valore nominale e net present value, il fatto cioè che 100 euro da pagare domattina pesano e valgono di più di 100 euro da pagare tra 50 anni. Nessuno si prende il fastidio di calcolare e attualizzare gli effettivi flussi di cassa, che possono essere tranquillizzanti o allarmanti a seconda dei casi. Nessuno distingue tra debito dovuto al mercato e debito dovuto a entità statuali o sovranazionali. Nessuno compara lo stock di debito con lo stock di attività reali che potrebbero garantirlo.

Nessuno, in ogni caso, spiega come potrebbe ripartire velocemente un'economia sgravata dal debito se non contraendo nuovo debito. E con chi?

In questo clima di crescente irrazionalità quanto deve preoccuparsi un detentore di debito europeo? Molto poco finché rimane attiva la BCE come compratore di ultima istanza, certamente di più in caso contrario.

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