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Debita nostra

Teoria e pratica della remissione dei debiti

Il caso greco. Il debito greco è quasi tutto sigillato dentro un circuito chiuso con le istituzioni europee. I creditori sanno che nelle circostanze attuali è inesigibile e che il servizio del debito dovranno farselo da soli, prestando alla Grecia i soldi per le cedole e i rimborsi. In questa costruzione totalmente artificiale che il debito greco sia del 100, 200 o 300 per cento del PIL ha un valore simbolico e politico (sia per il debitore sia per i creditori) ma non ha valore economico. Se il debito venisse cancellato e la Grecia fosse comunque tenuta al pareggio di bilancio, il beneficio pratico per il debitore sarebbe vicino a zero (l'onere per interessi è molto basso). Diverso sarebbe il caso se la Grecia intendesse ritornare in deficit di bilancio. In questo caso, però, chi la finanzierebbe? Nessuno, a meno di non ripristinare la sovranità monetaria, tornare alla dracma e farsi finanziare dalle rotative della Banca di Grecia.

Tzatziki greco prodotto in GermaniaDracma. Chi va ogni tanto al supermercato sotto casa potrebbe avere notato che la feta, il tzatziki e lo yogurt presentati come greci sono in realtà molto spesso prodotti dalle fiorenti industrie casearie di Danimarca, Francia e Germania. La Grecia, in altre parole, fatica a essere competitiva anche sui suoi prodotti tipici. In pratica, semplificando, si può dire che la Grecia esporta solo turismo, mentre importa tutto il resto.

Una svalutazione del 50 per cento di un'ipotetica dracma renderebbe più competitivo il turismo, ma raddoppierebbe il costo in dracme di tutte le importazioni. Il turismo in più sarebbe però un turismo povero che allontanerebbe almeno in parte il turismo ricco.
Verosimilmente, quindi, la svalutazione, lungi dal renderla più competitiva, riporterebbe la Grecia al passivo delle partite correnti. I greci lo sanno benissimo ed è per questo che sono tutti contrari a riprendersi la sovranità monetaria, cioè alla dracma. Pagherebbero il doppio le loro automobili in cambio di qualche soldo in più dai campeggiatori.

Feta greca autenticaUnione dei trasferimenti. La vicenda greca avrà anche mostrato il volto peggiore dell'Europa, ma ha costituito di fatto un passo ulteriore verso il modello di Eurozona tanto osteggiato dai tedeschi, quell'unione dei trasferimenti in cui gli stati ricchi trasferiscono risorse a quelli poveri. Negli Stati Uniti i trasferimenti avvengono in modo automatico attraverso l'enorme macchina federale e i sistemi pensionistico e sanitario centralizzati. In Europa vanno invece contrattati volta per volta, ma avvengono. La Grecia, del resto, è costata finora 400 miliardi di euro al resto dell'Eurozona e molti altri ne costerà nei prossimi anni.

La Germania sa perfettamente che dovrà spendere sempre di più per l'Europa in cambio di un potere di veto decrescente e cerca di centellinare le concessioni. È però già nel cassetto un'indennità federale di disoccupazione, magari finanziata con una tassa federale sulle transazioni finanziarie. La Germania, un paese con il pieno impiego, sarà pagatore netto. Anche l'unione bancaria, con l'annesso sistema federale di garanzia dei depositi, avvantaggerà la periferia a spese del centro.
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