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La crisi petrolifera

Materie prime, Cina, tassi, Europa, le paure e la realtà

La terza preoccupazione dei mercati in questo agosto inquieto è per la crescita europea. Il secondo trimestre è stato meno brillante del primo e questo ha indotto molti a pensare che gli effetti del Quantitative easing della Bce si stanno già affievolendo.

In realtà, a ben vedere, per il momento è solo un effetto scorte. Nel primo trimestre, sull'onda dell'entusiasmo per il Qe, le imprese hanno aumentato la produzione e riempito i magazzini senza prendere bene le misure. Nel secondo trimestre, a domanda finale costante (cioè sempre buona), hanno svuotato gli eccessi di scorte e la produzione è risultata leggermente penalizzata. Le esportazioni, nonostante la crisi di molti paesi emergenti, sono andate bene.

Impianto eolico vicino a San Diego, CaliforniaCerto, l'avvio del Qe ha creato un eccesso di entusiasmi, ma ora siamo all'eccesso opposto. L'euro è un po' più forte nei confronti delle valute emergenti ma rimane molto competitivo. Il Qe continua, i tassi sono ridiscesi, il petrolio costa sempre meno. Si tratterà ovviamente di riorientare le esportazioni dagli emergenti agli Stati Uniti, ma per una Mercedes in meno venduta in Kazakhstan ce ne sarà una in più venduta negli Stati Uniti.

In conclusione, il mondo cresce poco e non sta accelerando come si era sperato, ma non è avviato a una recessione. Il rialzo dei tassi americani sarà modesto, lento e pronto a essere interrotto al minimo segnale di debolezza dell'economia. I bond di qualità avranno poco da soffrire. Tra le borse preferiamo l'Europa, in particolare dopo la caduta di queste ultime settimane. In America invece, come dice efficacemente David Kostin, flat is the new up.

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