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La pagella

A fine anno il giudizio dei mercati sarà meno severo

In un prezioso libro di ricordi, il grande studioso di filosofia antica Mario Untersteiner (1899-1981) rievoca la figura del suo maestro elementare della regia imperiale scuola della Rovereto asburgica. Sotto il ritratto di Francesco Giuseppe, il maestro si rivolgeva agli allievi usando il lei e il loro. Per domani studino questo e preparino quest'altro, perché verranno interrogati.

La scuola è cambiata e oggi sono spesso gli studenti a dare del tu ai professori. Quella che non è cambiata, nel corso delle generazioni, è la stagionalità dell'anno scolastico, che era in origine calendarizzato, nell'Europa ancora in larga misura contadina, in modo da permettere ai giovani di partecipare al raccolto. Di qui l'origine delle lunghe vacanze estive.

La stagionalità che ci interessa qui è però quella per cui la prima parte dell'anno scolastico è caratterizzata da una particolare severità da parte degli insegnanti, che non esitano ad assegnare voti sadicamente bassi, accompagnati da giudizi al limite del politicamente scorretto. Questo impuntarsi sull'errore o sullo strafalcione si trasforma però, nella parte finale dell'anno scolastico, in un giudizio complessivo sulla personalità dell'allievo. I grotteschi due meno meno diventano stiracchiate sufficienze e il sarcasmo dei giudizi autunnali diventa all'inizio dell'estate una magnanima espressione di fiducia nella possibilità di continuare gli studi da parte dello studente. Solo ai casi particolarmente delicati e difficili viene riservata la bocciatura.

(Nella foto: Classe di scuola sotto la repubblica di Weimar. Sulla parete il ritratto del presidente Hindenburg. Fine anni Venti)
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