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Dall'Albania allo Zambia

Emergenti per tutti e per nessuno

Una quarta domanda è se si ha a che fare con un paese che può pagare ma non vuole o con uno che vuole ma non può. Per strano che possa sembrare il secondo gruppo è di gran lunga preferibile. Il debitore serio, che alla peggio si rimette in piedi con una modesta ristrutturazione dei suoi bond, è molto meglio del populista relativamente benestante che rinnega il debito cosiddetto iniquo e riempie di insulti chi ha avuto lo stomaco di prestargli dei soldi.

Abcasia e Mar Nero in una carta dell'impero russoUna quinta domanda è se ci accontentiamo che il paese che stiamo studiando respiri o se vogliamo anche che cresca e diventi prospero. Nel primo caso ci limiteremo a comprare bond in dollari o in euro (sempre che lo stock di debito estero non sia già troppo elevato o non stia crescendo rapidamente), nel secondo compreremo borsa. La valuta e i bond in valuta locale vanno invece comprati, di regola, solo quando il paese ha deciso di fermare l'inflazione (generalmente imbarcata in precedenza attraverso una svalutazione). È la fase magica in cui si può guadagnare contemporaneamente sia sul cambio sia sul bond.

Venendo ora ai grandi nomi (Bric, Messico, Turchia) vediamo subito che la distinzione che è stata fatta per tutto il 2015 (vendere chi esporta materie prime, comprare chi le importa) è utile ma non è assolutamente sufficiente. Altrettanto importante, infatti, è la qualità delle politiche seguite dai rispettivi governi.

L'India è stata enormemente premiata dal mercato per tutto il 2014 e parte del 2015 non tanto perché importatore di materie prime quanto per la svolta politica rappresentata da Modi. Il Brasile, simmetricamente, è stato punito non tanto perché esportatore di ferro, soia e petrolio, quanto per le politiche della Rousseff. Il Messico, esportatore di petrolio ma con politiche stabili, è stato lasciato molto più tranquillo. La Russia, che vive di gas e di petrolio, è stata bombardata dai mercati in dicembre e gennaio, nel momento cioè in cui è sembrata sbandare politicamente, e ha navigato tranquilla quando Putin è apparso di nuovo in pieno controllo. La Turchia, che le materie prime le importa, è stata lo stesso azzannata nel cambio e in borsa quando Erdogan è sembrato debole e nervoso. Da qui in avanti, con Erdogan rafforzato, verrà verosimilmente lasciata in pace.
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