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Guerra e altro

Mercati solidi, ma si deteriora il rapporto tra rischio e rendimento

Italia e Germania videro borse in ribasso negli anni Settanta, ma più per effetto della crisi economica che del terrorismo interno e mediorientale. Lo stesso accadde per l'America impegnata in Vietnam. Il terrorismo irlandese non fermò economia e mercati in Inghilterra durante il boom thatcheriano del decennio successivo. La strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, 85 morti, non ebbe particolari conseguenze e la gente continuò a prendere il treno come prima. Gli attacchi di Madrid nel 2004 e di Londra del 2005 produssero brusche cadute, prontamente recuperate nei giorni successivi.

Bologna 1980, 85 vittimeL'attacco più clamoroso, quello alle Torri Gemelle del 2001, provocò un ribasso istantaneo che fu però riassorbito pienamente nel mese successivo. Al contrario, l'attesa logorante dell'invasione dell'Iraq del 2003 tenne sotto scacco le borse di tutto il mondo per sei mesi e le portò a segnare pesanti minimi di periodo. Nell'attesa di una guerra che si immaginava incerta e lunga (durò in realtà solo 21 giorni) i compratori entrarono in ibernazione e venditori e ribassisti ebbero completa libertà d'azione. Quanto ai conflitti prolungati ma a bassa intensità, come è il caso dell'Afghanistan negli ultimi anni, nessuna reazione è percepibile nei mercati.

Come si vede ogni caso fa storia a sé, ma si può comunque ricavare qualche regola generale. La prima è che i conflitti endemici e gli attentati occasionali non influenzano la tendenza in corso. La seconda è che l'attesa di un conflitto, facendo da spada di Damocle, può fare più male del conflitto stesso.
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