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E consensu gentium

Le cose vanno male perché tutti dicono che vanno male

Dice Carl Weinberg che quando parla della Cina citando i dati ufficiali sulla crescita (buona) e sulle sofferenze delle banche (sotto controllo) tutti lo guardano come un matto. Weinberg chiede allora che numeri abbiano i suoi interlocutori per arrivare a dire che la Cina è sull'orlo del collasso. Nessuno, rispondono loro regolarmente, ma che le cose stiano andando molto male è quello che stanno dicendo tutti.

Possiamo divertirci a sostituire la Cina con le banche italiane, con la manifattura globale, con l'esposizione al petrolio delle banche americane che scendono a rotta di collo (sono quelle che dovevano salire per via del rialzo dei tassi). Tutto va chiaramente male, ma quando si chiede di argomentare la negatività, la risposta è, invariabilmente, che tutti sono negativi e che quindi qualcosa di vero ci deve essere per forza.

Chi ha letto The Big Short (o ha visto il film, La Grande Scommessa) ricorderà la figura di Michael Burry, il medico diventato gestore che nel 2005 si prende la briga di andare a guardare uno per uno una serie di mutui subprime e scopre che sono quasi tutti pericolanti. Quando propone in giro di mettersi al ribasso su questi titoli tutti lo guardano come un matto anche quando mostra i dati che ha trovato. Il mercato va benissimo, dicono i suoi interlocutori, ed è impossibile che crolli. E perché? Perché così stanno dicendo tutti.

(Nella foto: Il Labirinto del Giubileo a Symonds Yat. Inghilterra)
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