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Europa al bivio tra moneta e pensiero: la vera sfida culturale

Ancora oggi siamo a dibatterci in un confuso pensiero tra la cultura monetaria che ci sta strangolando e la cultura vera che abbiamo perso

Il sogno di poter unire sotto l'egida della cooperazione, stati che per millenni si sono sanguinosamente combattuti è la conferma di quale passaggio nella storia dell'uomo rappresenti la costituzione di una unione europea. Toynbee, nella sua visione dei evoluzione e declino delle civiltà ("Civiltà al confronto", 1947), indicava un percorso di cooperazione che potesse diventare un ordine mondiale condiviso; un «bene comune» verso cui tutte le nazioni dovrebbero convergere, superando le naturali controversie, perché una civiltà di ordine superiore può essere possibile solo con la cooperazione dei cittadini e la loro volontà di superare i loro interessi privati verso il bene comune. Oggi la realtà ci riporta con i piedi per terra a confrontare i desideri con i problemi dell'uomo e dei suoi nazionalismi e quanto siamo lontani da quelle visioni di respiro culturale distratti dalla esclusiva dimensione monetaria dei problemi.

La debolezza dell'Unione (monetaria) Europea dipende dall'incapacità di superare gli interessi economici dei singoli paesi perché questi sono messi in primo piano e dettano l'agenda delle priorità della società. Se leggiamo la storia e proviamo a sperimentare l'idea che la società, invece, è fondamento dell'economia potrebbe apparirci chiaro che una rinuncia a un interesse particolare oggi può avere una maggiore ricompensa domani. Solo nel lungo periodo, solo la crescita del sistema è il bene per tutti e forse sarà ancora la paura di perdere tutto che ispirerà la virtù del popolo europeo ad andare avanti.

Il tema della tenuta dell'euro, valore monetario simbolico di un'unione monetaria ma non politica e culturale, va ben al di là del solo problema economico e finanziario, rappresenta una sfida sociale. Nel momento in cui la storia ci sta chiedendo di scrivere una nuova pagina del suo libro, le ancestrali tendenze della natura umana sembrano continuamente oscillare fra aggressività e socialità in una dimensione di pensiero privo di creatività e di spessore. Alcuni paesi dal momento dell'entrata nell'euro hanno fatto una politica di spesa pubblica dissennata, correndo dietro la ricerca del consenso nel breve periodo e aggravando continuamente la spesa corrente, anche in modo illecito. L'incremento del debito dei singoli paesi è stato favorito da una politica eterea e dal dogma della finanza razionale eretta a verità incontrovertibile contro ogni logica.
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