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Europa al bivio tra moneta e pensiero: la vera sfida culturale

Ancora oggi siamo a dibatterci in un confuso pensiero tra la cultura monetaria che ci sta strangolando e la cultura vera che abbiamo perso

L'UE si costituisce nel 2001 a ridosso della totale e dissennata deregolamentazione fatta nel 1999 dalla FED di Greenspan di tutti i titoli tossici che come le locuste hanno invaso l'UE creando le premesse perché la politica cicale si indebitasse e venisse messa alla garrota. La prima responsabilità dell'UE è stata di non volere capire il pericolo per la sudditanza verso la finanza degli Usa totalmente lontana dalla nostra storia e cultura, arginando con una sua regolamentazione il vento della speculazione finanziaria usata come arma egemonica.

La guerra finanziaria scatenata da Wall Street con la campagna d'Europa, dal loro modello socioculturale, ha avuto facile presa su un terreno così maldestramente preparato e ha sollevato i conflitti di fronte a cui ci troviamo, tutti pronti a cercare un responsabile, ma cercare di addossare agli altri le proprie responsabilità nei tempi avversi è ancora più pericoloso che il credere in una prosperità infinita.

Bandiere tedescheLa sfida si gioca su modelli socioculturali diversi: la cultura anglosassone si basa sul mercato mentre quella europea è fondata sulla solidarietà e sul Welfare, quindi in netta opposizione. Certamente l'azione di forza verso la moneta europea ha altre motivazioni che non la sola sostenibilità finanziaria e lascia aperta l'idea di un pregiudizio strumentale e manipolatorio nelle valutazioni delle agenzie di rating che continuano ad attribuire agli Usa, prossimi ad un collasso socioculturale senza precedenti, la tripla A.

La politica monetaria di austerità ha avuto nella Germania la massima espressione della sua storia di dominio che ha radici antiche. Toynbee nel 1948 in "Civiltà al paragone" (p. 201) scriveva:

In un'Unione Europea che escluda tanto gli Stati Uniti quanto l'Unione Sovietica – e questo ex hypothesi è il punto di avvio per tentare di costruire una «Terza Grande Potenza Europea» – la Germania deve venire fuori e al sommo, presto o tardi, in un modo o in un altro anche se questa Europa unita dovesse presentarsi all'inizio con una Germania disarmata, decentralizzata o addirittura divisa […]. In qualunque forma la Germania fosse inclusa, di tale Europa essa diverrebbe, a lungo andare, la padrona: e quando la supremazia non potuta raggiungere con la forza in due guerre, fosse venuta alla Germania, sia pure, questa volta per vie pacifiche e graduali, nessun europeo non tedesco potrà credere che i Germanici, col potere a portata delle loro mani, avrebbero la saggezza di trattenersi dal ricominciare ad agitare la frusta e a giocare di speroni“.

Un popolo è la storia di millenni, già Cesare nel “De bello gallico“ notava che i Germani “id quod volunt credut“ (credono quello che vogliono).
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