Il modello è particolarmente sensibile al dato sulla FIDUCIA DEI CONSUMATORI. Ora,
il dato appena uscito sulla Consumer Confidence è un dato negativo, in quanto si pone in un quadro di deterioramento del trend della fiducia stessa la quale è una componente di importanza più che vitale, assolutamente decisiva per la tenuta della ripresa economica mondiale.
Non stiamo a rifare discorsi già noti su tutto ciò che è stato innescato dalla politica dei tassi zero e sull'assurdità dei rendimenti attuali di molti strumenti del debito:
ci limitiamo a rilevare come questa politica da un lato abbia deprivato i risparmiatori della possibilità di ottenere senza correre enormi rischi un rendimento minimo “fair” del loro risparmio, abbattendo i consumi legati a questa fonte di reddito, dall'altro abbia cercando di compensare i consumatori stessi con una enorme facilità all'indebitamento e quindi al consumo che tuttavia, come ogni aumento del debito di qualunque tipo, si traduce in un incremento dei coefficienti di rischio. Più sono indebitato, meno in realtà possiedo ciò che ho.
Se questa sia una strada sostenibile o se, come più volte detto dagli stessi banchieri centrali, si tratti di un
enorme esperimento di genetica economica dai riflessi pesanti anche su segmenti essenziali come i sistemi pensionistici e assicurativi e dagli esiti ancora tutti da capire, questo sarà possibile comprenderlo solo tra qualche anno.
Noi, da osservatori indipendenti e disciplinati, non ci schieriamo ma ci limitiamo a rilevare che per la prima volta da diverso tempo i modelli economici, che non hanno nessuna opinione ma sono basati sui numeri, si sono girati al ribasso.
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