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Il malato immaginario

Ipocondria, la malattia dei mercati sani

Sto morendo e tutti quanti mi stanno lasciando solo. Argante, il malato immaginario di Molière, soffre ogni tanto di mal di testa e di mal di pancia come la maggioranza degli esseri umani, ma pensa sempre di essere a un passo dalla fine. Si circonda di medici e farmacisti e vuole maritare la figlia non a un nobile o un ricco, come farebbe un normale padre del ceto medio francese del XVII secolo, ma a un dottore, in modo da averne uno sempre pronto in casa.

I medici, la cui professionalità consiste nel dare nomi latini alle vaghe indisposizioni e nel prescrivere sempre e comunque purghe e salassi, trovano in Argante il paziente ideale, quello che non muore e non guarisce mai, non ha malattie serie, è pronto a sottoporsi a qualsiasi trattamento stravagante e paga regolarmente. Beraldo, fratello di Argante, pensa che i medici servano a poco e suggerisce di lasciar fare alla natura. Tonina, la serva sveglia, sostiene che un buon arrosto e vino rosso siano cure migliori di quelle consigliate dai medici. Il lieto fine sarà un compromesso.

Invece di accettare il noioso dottore proposto dal padre, la figlia sposerà l'amato, che si impegna a studiare medicina. Argante, dal canto suo, verrà invece proclamato medico da parenti e amici con una cerimonia in latino. In questo modo si potrà curare da solo, risparmiando un sacco di soldi.

(Nella foto: Argante)
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