I
mercati, essendo per costruzione rialzisti (non compro un titolo se penso che scenderà), passano giustamente il tempo a interrogarsi su tutto quello che potrebbe andare storto. Il futuro appare loro come una via crucis di trappole e ostacoli da superare. Nel 2016, per fare un esempio, abbiamo passato le prime settimane a preoccuparci di tutto e del contrario di tutto. Nulla, assolutamente nulla di quello che ci ha preoccupato si è finora realizzato, ma questo non ci impedisce di continuare a temere. La
Cina, il
Giappone, la
Grecia,
Brexit, la
Spagna senza governo, le banche italiane, le elezioni americane, gli utili incerti, la crescita anemica, le vendite di auto in declino, gli investimenti scarsi, la produttività a zero, i temi non mancano.
Gilles Deleuze diceva che gli uomini sono macchine desideranti.
I mercati, dal canto loro, potrebbero essere definiti macchine programmate per preoccuparsi. L'ultima volta che hanno provato a organizzarsi per un capovolgimento strutturale positivo è stata nel 1999-2000. È finita male, come, sappiamo, e da allora, per 15 anni, non ci si è più riprovato. Anche il rialzo del decennio scorso è finito senza euforia. Il rialzo iniziato nel 2009, dal canto suo, è stato costantemente accompagnato da scetticismo, paura di ricadute, paura di inflazione e deflazione.
Oggi che
Wall Street è a un passo dai massimi è però ragionevole chiedersi se uno scenario virtuoso, capace di portare le borse verso livelli ancora più alti, possa avere una sua legittimità. Per rispondere, proviamo a disegnarlo.
Partiamo dalla Cina. Il suo problema più grave è l'
eccesso di capacità produttiva nel minerario e nel metallurgico. Producono in perdita, ma danno lavoro a 25 milioni di persone. Assorbono risorse che potrebbero essere destinate a investimenti più produttivi e a consumi e bloccano quindi ogni serio processo di riforma. La buona notizia, di cui dà conto Goldman Sachs in una nota di questi giorni, è che i piani per la chiusura della capacità in eccesso, benché ancora più aggressivi di quello che si pensava, sono praticamente approvati anche a livello locale e partiranno presto. Ironicamente la riforma è stata accelerata dalle misure protezionistiche adottate recentemente dagli Stati Uniti nel siderurgico.
La Cina non potrà più esportare sottocosto e dovrà per forza accelerare la riconversione della sua economia.
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