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Prioritario intervenire sulla regolazione del mercato

Recensione del libro di Robert Reich "Come salvare il capitalismo", in realtà, la democrazia


Ma c'è un'altra minaccia globale alla democrazia ed è l'avvento dei robot che già distruggono molti posti di lavoro ma che – secondo Reich - ne potrebbero distruggere una quantità molto ma molto più grande. Uno degli esempi emblematici citati da Reich (275) è quello di Instagram e Kodak: quando nel 2012 il sito di condivisione delle foto, fu acquisito fa Facebook per un miliardo di dollari, aveva solo 13 dipendenti e 30 milioni di utenti. Questo qualche mese prima che Kodak presentasse istanza di fallimento e, al suo apice, aveva 145 mila dipendenti. Più in generale, Reich cita ancora il caso delle quattro maggiori corporation che nel 1964 capitalizzavano 180 miliardi di dollari (2011) e impiegavano 430 mila persone. Facebook, Instagram“47 anni dopo, le più grandi società americane erano quotate ognuna circa il doppio delle vecchie controparti, ma portavano avanti le proprie attività con meno di un quarto dei dipendenti”.

Anche per questo motivo, bisogna cominciare a pensare a nuove regole per assicurare una più equa distribuzione primaria della ricchezza prodotta. La prima riguarda la durata dei brevetti. Le royalties sono necessarie per incentivare la ricerca privata ma il loro livello e la loro durata possono essere determinati in modo da non creare ricchezze private spropositate. Ciò si può fare facendo in modo che nel momento in cui gli incentivi non sono più necessari, la proprietà intellettuale possa tornare nel dominio pubblico e avvantaggiare tutta la società. La seconda riforma riguarda il diritto di trasmettere agli eredi tutta o quasi la ricchezza prodotta nel ciclo vitale alterando in maniera irreparabile il principio dell'uguaglianza dei punti di partenza. Naturalmente ci sono altre proposte come un reddito minimo garantito per tutti su cui non ci soffermiamo qui per ragioni di spazio.

Reich cita dati di Peter Barnes secondo cui “interessi, dividendi , plusvalenze ed eredità rappresentano un dollaro su tre del reddito ricevuto dagli americani, e per la quasi totalità vanno all'1% più ricco”. Ci sono, poi, scappatoie fiscali per cui le plusvalenze maturate su case, azioni e titoli, gioielli, quadri, oggetti di antiquariato, terreni che possono essere trasmessi agli eredi senza essere sottoposte a tassazione. Anche queste sono regole definite non dai meccanismi automatici del mercato ma dai legislatori e possono essere riviste.

Negli ultimi 30 anni – scrive Reich – le regole sono state dettate dalle grandi corporation, da Wall Street e dai super ricchi per incanalare verso di sé un'ampia fetta del reddito e della ricchezza totali del Paese”. Se questo trend dovesse continuare alla fine si impadronirebbero di tutto il potere politico e sarebbe la fine della democrazia. “La nuova sfida non investe la tecnologia o l'economia: è una sfida per la democrazia. Il dibattito cruciale del futuro non riguarda le dimensioni del governo. La scelta chiave non è tra il 'libero mercato' e il governo, ma tra un mercato organizzato a favore di una prosperità ampiamente diffusa e uno che punta a consegnare quasi tutti i guadagni a pochi individui in alto. Il punto non è quanto togliere ai ricchi tramite le tasse per ridistribuirlo a chi ricco non è, ma come concepire le regole del mercato affinché l'economia generi ciò che la maggior parte delle persone consideri di per sé un'equa distribuzione, senza la necessità di ampie ridistribuzioni a posteriori”.

Reich è nonostante tutto ottimista sulla base dei precedenti storici. Ogni volta che il sistema si era portato al limite della rottura, gli americani hanno saputo riformarlo.

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