La giovinezza e la maturità di questo rialzo sono state splendenti. Si è trattato di un perfetto
ciclo di disinflazione, lungo il triplo di quello degli anni Venti e il quadruplo di quello della fine degli anni Quaranta. In questa fase sana i tassi reali si sono mantenuti sempre positivi anche sulle scadenze brevi, garantendo così, oltre a formidabili
capital gain, anche un carry positivo rispetto all'inflazione.
La vecchiaia del rialzo è stata in compenso cupa.
Dopo il 2008 i tassi reali sono stati negativi per tutti i titoli governativi del pianeta, anche se sono stati più che compensati dai capital gain che hanno accompagnato la discesa dell'inflazione. Ce ne siamo dimenticati, ma
nell'estate del 2008 l'indice americano dei prezzi al consumo era arrivato al 5.6 per cento.
Oggi siamo all'1.1.
Dopo la crisi, per tre-quattro anni il mercato ha mantenuto un atteggiamento diffidente sul
rialzo obbligazionario. Se l'economia riparte, era il ragionamento, l'
inflazione la seguirà. Molti si sono quindi mantenuti su scadenze piuttosto brevi e solo pochi coraggiosi hanno sposato la tesi della trappola della
liquidità e si sono posizionati su tasso fisso a lungo, guadagnando a man bassa.
Da due anni, però, la diffidenza ha gradualmente lasciato il posto alla tranquillità, fino ad arrivare, in certi casi, a una disperata euforia.
Oggi il mercato crede (basta guardare i tassi forward) che l'inflazione resterà vicina a zero per un lunghissimo periodo e che le banche centrali non riusciranno a farla risalire. La prossima crisi, si pensa, ci porterà in deflazione conclamata e un bond cinquantennale al 2.50 per cento, come quello emesso dalla Spagna in questi giorni, apparirà un affare d'oro. In ogni caso, continua il ragionamento del mercato, le banche centrali impediranno ai bond di scendere di prezzo continuando ad acquistarli con il
Quantitative easing e, un giorno, con la monetizzazione diretta e definitiva di una parte del debito pubblico.
Ecco quindi il patto col diavolo. Il mercato compra scadenze sempre più lunghe e carta sempre più rischiosa a tassi sempre più bassi perché le banche centrali hanno garantito al rialzo un prolungamento di vita con forme sempre più aggressive di Qe. E non importa che alla
Fed prudano le mani per alzare i tassi, perché il Qe continuerà a spingere europei e giapponesi a comperare Treasuries finché il loro rendimento sarà sopra zero.
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