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Rimetti a noi i loro debiti

Nell'intreccio tra politiche economiche, bubboni di crisi, percezioni reali, percezioni indotte e andamento dei mercati vi sono tali e tante contraddizioni, che è impossibile metterle insieme su un piano razionale

E' esercizio sempre più fine a sé stesso – direi simile allo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia davanti al leone: non lo vedo, quindi non esiste – il continuare a discutere dello stato di salute dell'albero (gli indici) o del singolo ramo (i titoli), senza guardare cosa succede alla foresta. E' perciò impossibile affrontare il quadro tecnico delle borse mondiali o in generale dei mercati senza toccare prima il contesto di assoluta eccezionalità in cui tale quadro si sta sviluppando, in particolare la situazione del debito governativo e le conseguenti azioni delle banche centrali. In queste ultime sedute, i rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni si sono portati fin sotto lo 0,10%. Questo significa che, in termini reali, un investitore che acquista a questi livelli – al netto delle commissioni, delle tasse ecc. – paga il governo tedesco perché gli tenga i soldi per dieci anni e nel contempo monetizza l'assoluta certezza di perdere in potere di acquisto, a meno di entrare in un periodo di profonda deflazione.

Queste non sono opinioni ma numeri, che trovano una possibile spiegazione solo attraverso l'analisi di tre scenari:

(1) l'Europa (= l'Euro) si sta sfaldando;

(2) l'Europa (= il mondo occidentale) si sta avviando verso una nuova fase di recessione e deflazione;

(3) è in atto sui titoli governativi dell'Europa cosiddetta “forte” (ma non solo: anche sul debito USA) una bolla speculativa che – per dimensioni e potenziali conseguenze – è la Madre di Tutte le Bolle.

Nel caso 1 – con molti se e ma – l'investitore potrebbe aver ragione a investire sui Bund, se non altro per tutelarsi: l'incognita, lo si sa, è quella del Brexit visto ormai non come un referendum ma come un potenziale attacco atomico.

Nel caso 2, visto l'attuale fortissimo appiattimento della curva dei tassi, l'investitore dovrebbe preferire il debito di altri paesi: la storia dei mercati insegna che quando il differenziale tra rendimenti a lungo e a breve assume una tendenza all'appiattimento come quella attuale con i tassi a breve su minimi storici, entrambi sono prezzati male in termini di rapporto rendimento/rischio.

Nel caso 3, come sempre succede in tutte le bolle, si passerà in modo talmente repentino dall'osservazione passiva del fenomeno al riconoscimento dell'eccesso, che l'investitore resterà col classico cerino in mano.
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