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La Fed e l'asino di Buridano: un dilemma cornuto

La Fed oggi rappresenta il paradosso dell'asino di Buridano che, incapace di scegliere tra due mucchi di fieno esattamente uguali accompagnati da acqua, finisce per morire di fame e di sete

La Fed a fronte delle scelte che deve fare rappresenta, oggi, il paradosso dell'asino di Buridano che incapace di scegliere tra due mucchi di fieno esattamente uguali accompagnati dalla stessa quantità di acqua finisce per morire di fame e di sete. Il paradosso rappresenta il dilemma a cui si trova di fronte la Fed perché qualunque decisione possa prendere o sia in grado di prendere – alzare o mantenere invariati i tassi sul debito – il problema di un rischio sistemico di default finanziario non viene risolto ma solo differito. Come Lehman lo sapremo il giorno dopo, perché la gente non vuole mai vedere la verità fino a quando non gli scoppia in faccia.

Il pensiero unico monetarista eretto a verità incontrovertibile grazie ad un sistema di relazioni tossiche tra Accademia, Politica e Finanza ha finito per divorare sé stesso esattamente come Saturno divorava i propri figli inondando di una liquidità senza un controvalore reale il mondo della finanza separandola totalmente dall'economia reale a cui dovrebbe, invece, sottostare.

Dal momento in cui la moneta è stata separata dalla convertibilità in oro nel 1971, il mondo della finanza ha seguito un suo percorso di sviluppo astrale ma funzionale a sostenere interessi sovraordinati al mondo reale assumendo un ruolo di governo funzionale all'esercizio di una forma di "macrousura" geopolitica. La Fed in tutto questo ha avuto gravissime responsabilità delle quali dovrebbe essere chiamata a rispondere rispetto all'uso spregiudicato del capitalismo finanziario che dopo avere spolpato l'economia reale ha gettato gli Usa ed il mondo nel turbine della tempesta monetaria.

Quantitative EasingDopo la crisi del settembre 2008, l'unica soluzione è stata affidata alla trappola mortale del QE (Quantitative Easing) che ha aumentato la massa monetaria ma non ha prodotto effetti sulla reale crescita del paese che in mancanza di una vera attività manifatturiera delocalizzata è diventato ostaggio degli indici finanziari e della moneta in una logica di breve tempo che distrugge ma non costruisce tipico della sindrome della locusta.
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