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Un anno dopo

Troppe paure allora, troppa tranquillità oggi

Nel complesso, dunque, le cose sono andate molto meglio di quello che si era immaginato ed è comprensibile che i mercati si sentano in diritto di attendersi un agosto relativamente tranquillo.

Guardando avanti, tuttavia, ci sono ragioni per pensare che questa fase di equilibrio verrà quanto meno messa alla prova. Quelle che si profilano all’orizzonte non sono tempeste, ma dislocazioni alle quali i mercati potrebbero non essere del tutto preparati. Ce ne vengono in mente tre.

Andres Amador. Sand Art a San FranciscoLa prima è data dal passaggio dal primato delle politiche monetarie a quello delle politiche fiscali. In Giappone questo è già evidente. I mercati sono rimasti delusi sia da Kuroda sia da Abe ma, come fa notare Adam Posen, la qualità delle misure fiscali giapponesi sta continuamente migliorando. In pratica, come è evidente ad esempio nel forte aumento dell’occupazione femminile dovuto alla detassazione del secondo reddito in famiglia, la politica fiscale espansiva può produrre effetti strutturali positivi che, alla lunga, rendono meno necessaria una politica monetaria superaggressiva.

L’anno prossimo il Congresso degli Stati Uniti varerà, per la prima volta dal 2009, un pacchetto fiscale espansivo. Se sarà presidente la Clinton si tratterà di un punto e mezzo di Pil, se sarà presidente Trump di tre punti. Anche se queste misure saranno distribuite su due o tre anni i numeri in gioco saranno grossi. È possibile che non abbiano nessuna conseguenza sulla traiettoria della politica monetaria?
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