Si ama dire che le banche centrali hanno finito le munizioni, sono disperate, non sanno più cosa fare. Si dice che si sono messe da sole nell'angolo e che con i tassi su questi livelli non hanno più spazio di manovra.
Chi fa queste affermazioni ha ragione se la sua intenzione è quella di mettere in evidenza gli
effetti collaterali dei tassi nominali a zero o negativi e dei tassi reali che sono da anni negativi in tutto il mondo sviluppato. La scelta di mantenere i tassi così bassi ha infatti almeno sei conseguenze spiacevoli.
La prima è che produce un'
allocazione subottimale del capitale. La seconda è che favorisce la
formazione di bolle che un giorno, magari lontano, scoppieranno. La terza è che, paradossalmente, induce le imprese e le famiglie, consapevoli che i tassi rimarranno bassi nel lungo periodo, a
prendersela calma nei loro investimenti produttivi. Ricordiamo che uno dei fattori di ripresa ciclica, tipicamente, è proprio la fretta di
contrarre un mutuo per comprarsi la casa (o di aprire un nuovo impianto produttivo) prima che i tassi risalgano. Se si ha l'impressione che fra cinque o dieci anni i tassi saranno bassi come oggi la fretta scompare.
La quarta è che il rallentamento degli investimenti azzera la crescita della produttività, perpetuando la
semistagnazione. La quinta è che parti importanti del sistema previdenziale come i fondi pensione americani dovranno un giorno annunciare che le pensioni che erogheranno saranno la metà di quello che si erano impegnati a fornire. La sesta è che, per rifarsi dei tassi reali negativi e dell'incertezza sulla copertura pensionistica, si consuma di meno e si risparmia di più, rallentando ulteriormente la crescita.
Detto questo, le banche centrali, volendo, hanno ancora spazio di manovra e ne avranno davvero in abbondanza da qui alla fine dell'anno. Avranno addirittura il lusso dell'imbarazzo della scelta.
(Nell'immagine: L'interno della nuova stazione di Calatrava sotto Ground Zero)