Molti analisti tecnici puri di solito bypassano questo punto, in quanto diverge dalla stretta analisi dei prezzi. L'analisi dei mercati si è evoluta a partire da quell'articolo (non ovviamente a causa di esso) in tre tipologie: gli analisti tecnici, gli analisti fondamentali e gli accademici.
Come sembra essere insito nella natura umana, ognuna di queste tipologie tende a sottovalutare e/o trascurare il lavoro degli altri, allo scopo di rinforzare la propria identità. Di fatto, adesso abbiamo molti dati in più e sappiamo che il trend secolare degli indici azionari può essere severamente interrotto ed anche che ciò occorre con una impressionante regolarità – circa ogni 30/40 anni: questo ciclo può essere chiamato onda lunga o onda secolare ed era stato studiato anche da Kondratieff, con una teoria di importanza capitale pur con tutti i limiti (ora superati) relativi a scarsità di dati e difficoltà di trattazione degli stessi.
Un punto di importanza cardinale che Kondratieff ha sempre sostenuto è che i cicli lunghi si verificano indipendentemente da eventi straordinari, come guerre, carestie, invenzioni e quant'altro, realizzandosi autonomamente, quasi fossero dotati di una propria forza.
Ovviamente, ci sono ancora molti analisti – specialmente accademici – che credono che l'onda lunga sia un concetto immaginario. La loro tesi è basata sull'assunzione che i mercati non hanno una memoria e la loro base logica è che i
prezzi di oggi sono totalmente indipendenti dai prezzi di ieri, della scorsa settimana o dell'anno scorso – e certamente da quelli di 50 e più anni fa. Inoltre, poiché nemmeno Fourier e altre sofisticate tecniche matematiche sono riuscite a identificare con certezza questo tipo di ciclicità, probabilmente non esiste alcun ciclo.
Dall'altro lato, esperimenti portati avanti da oltre vent'anni con la matematica non lineare stanno cominciando a intaccare severamente la tesi della
non esistenza di una memoria nei mercati. Citiamo soltanto ad esempio Andrew Lo e Edgar Peters, che nel suo libro “Chaos and order in the capital markets” ipotizza che il mercato azionario abbia almeno una memoria di 4 anni.
Anche altri studi accademici di altissimo livello hanno già dimostrato che
l'azione dei prezzi è inconsistente con la tesi della non esistenza di una memoria e molte realtà stanno usando le matematiche non lineari per studiare i mercati. Tornando alla teoria di Dow, va notato che la logica della conferma tra industriali e trasporti adesso come adesso fa acqua, sia perché hanno assunto un peso sempre più rilevante categorie di beni come i servizi che di fatto non vengono trasportati, sia perché
la causa apparente per le onde lunghe dei mercati ha decisamente più a che fare con la formazione del capitale, del debito e della moneta che con la produzione industriale.
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