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La memoria lunga dei mercati

Dove porta la secolarità sui mercati azionari?

Molti analisti tecnici puri di solito bypassano questo punto, in quanto diverge dalla stretta analisi dei prezzi. L'analisi dei mercati si è evoluta a partire da quell'articolo (non ovviamente a causa di esso) in tre tipologie: gli analisti tecnici, gli analisti fondamentali e gli accademici. Come sembra essere insito nella natura umana, ognuna di queste tipologie tende a sottovalutare e/o trascurare il lavoro degli altri, allo scopo di rinforzare la propria identità. Di fatto, adesso abbiamo molti dati in più e sappiamo che il trend secolare degli indici azionari può essere severamente interrotto ed anche che ciò occorre con una impressionante regolarità – circa ogni 30/40 anni: questo ciclo può essere chiamato onda lunga o onda secolare ed era stato studiato anche da Kondratieff, con una teoria di importanza capitale pur con tutti i limiti (ora superati) relativi a scarsità di dati e difficoltà di trattazione degli stessi.

Un punto di importanza cardinale che Kondratieff ha sempre sostenuto è che i cicli lunghi si verificano indipendentemente da eventi straordinari, come guerre, carestie, invenzioni e quant'altro, realizzandosi autonomamente, quasi fossero dotati di una propria forza.


1929-1965-2000 picchi speculativi

Ovviamente, ci sono ancora molti analisti – specialmente accademici – che credono che l'onda lunga sia un concetto immaginario. La loro tesi è basata sull'assunzione che i mercati non hanno una memoria e la loro base logica è che i prezzi di oggi sono totalmente indipendenti dai prezzi di ieri, della scorsa settimana o dell'anno scorso – e certamente da quelli di 50 e più anni fa. Inoltre, poiché nemmeno Fourier e altre sofisticate tecniche matematiche sono riuscite a identificare con certezza questo tipo di ciclicità, probabilmente non esiste alcun ciclo.

Dall'altro lato, esperimenti portati avanti da oltre vent'anni con la matematica non lineare stanno cominciando a intaccare severamente la tesi della non esistenza di una memoria nei mercati. Citiamo soltanto ad esempio Andrew Lo e Edgar Peters, che nel suo libro “Chaos and order in the capital markets” ipotizza che il mercato azionario abbia almeno una memoria di 4 anni.

Anche altri studi accademici di altissimo livello hanno già dimostrato che l'azione dei prezzi è inconsistente con la tesi della non esistenza di una memoria e molte realtà stanno usando le matematiche non lineari per studiare i mercati. Tornando alla teoria di Dow, va notato che la logica della conferma tra industriali e trasporti adesso come adesso fa acqua, sia perché hanno assunto un peso sempre più rilevante categorie di beni come i servizi che di fatto non vengono trasportati, sia perché la causa apparente per le onde lunghe dei mercati ha decisamente più a che fare con la formazione del capitale, del debito e della moneta che con la produzione industriale.
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