Nel mondo, del resto, il
petrolio continua a essere abbondantissimo.
La Russia produce sempre di più, il Caspio sta finalmente decollando,
l’Iraq prosegue la sua espansione. Anche se la domanda globale di petrolio continua a crescere, l’offerta la soddisfa comodamente.
Tutto questo senza considerare quel 38.6 per cento di probabilità che Nate Silver (il migliore elaboratore di sondaggi) assegna oggi a Trump presidente.
Trump ha un programma energetico straordinariamente aggressivo. Vuole rendere gli Stati Uniti totalmente indipendenti ed esportatori netti. Per questo intende deregolare il settore, autorizzare gli oleodotti bloccati, rilanciare il carbone, distrutto da Obama.
Ricordiamo che, se lo volessero, gli Stati Uniti potrebbero riversare nel mondo una quantità immensa di energia sotto forma di petrolio, gas, carbone e rinnovabili.
Il solo Texas (si veda il numero di Limes in edicola, Texas Il Futuro dell’America) ha un potenziale superiore a quello dell’Arabia Saudita.
Trump presidente potrebbe avviare questo processo anche senza l’approvazione del Congresso. Gli basterebbe, per farlo, rovesciare di segno la decretazione di Obama sul settore e cambiare il vertice dell’Epa, l’agenzia per l’ambiente.
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