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Il Nobel alla finanza mitologica e l’uovo di Colombo

Ma l'anima di questo modello culturale è in grado di ispirare sentimenti come la bontà, l'altruismo, la solidarietà, il rispetto dell'umano, insomma quella spinta ideale voluta da Alfred Nobel?


Dalla fine degli anni sessanta la consegna dei premi in letteratura, in economia e nella pace, i tre premi in cui sono più palesi le contraddizioni, le anomalie sono diventate più evidenti assecondando un modello culturale ed i suoi interessi che ci hanno portato alla vera crisi del nostro tempo, quella antropologica che continuiamo a non volere vedere.

Alfred NobelDal 1969, primo premio in economia, gli studiosi statunitensi hanno fatto la parte del leone, nei 44 anni di assegnazione dei Nobel in economia hanno conseguito, uno o più di uno di loro, per 41 volte il premio: una monocultura senza contraddittorio e variazioni di sorta con 41 volte su 44; solo in tre anni non hanno vinto: nel 1969, nel 1974 e nel 1988.

La tendenza si è accentuata dopo la caduta del muro di Berlino quando i premi sono piovuti sugli studiosi di finanza che definivano i mercati finanziari razionali ed esatti senza possibilità di errore.

La finanza è diventata una sorta di arma egemone al di sopra degli stati in grado di esercitare pressione sulle politiche dei singoli stati e sulle scelte globali. E' stata creata una ricchezza senza stati e stati senza ricchezza ed un modello di società individualista e conflittuale in cui il senso morale è stato asservito all'interesse personale; il più forte comanda.

Ma l'anima di questo modello culturale è in grado di ispirare sentimenti come la bontà, l'altruismo, la solidarietà, il rispetto dell'umano, insomma quella spinta ideale voluta da Alfred Nobel?

La risposta la troviamo nei premi assegnati alla letteratura che sono di un'evidenza disarmante, infatti dalla fine degli anni sessanta gli USA che sembravano onnipotenti non hanno vinto nella sostanza un solo e vero premio nella letteratura. La Morrison nel '94 esprimeva il dolore razziale delle minoranze, ora maggioranze, di colore, Bellow nel '76 e Singer nel '78 erano l'espressione della cultura europea dove avevano vissuto a lungo prima di trasferirsi negli USA.

Gli altri premi negli anni si dividono tra paesi diversi e comunque in aree in cui quel tipo di benessere espresso dall'economia era assente o comunque non rilevante - ad esempio Irlanda, Perù, Cile, Santa Lucia, Polonia, Romania, Grecia... -. I due modelli culturali si oppongono senza possibilità di dialogo e di condivisione perché gli interessi dell'economia e della finanza mettono al primo posto la massimizzazione dell'interesse personale e non il “bene comune“, esattamente quello che Alfred Nobel voleva scongiurare. La legittimazione del pensiero unico ha soffocato l'immaginazione e spento i valori universali – libertà, uguaglianza e solidarietà –; per dirla con Pascal “l'esprit de finesse“ si è definitivamente separato da “l'esprit de geometrie“ ma l'uomo razionale è arrivato alla fine della corsa. La responsabilità è di tutti, seppure in modo diverso, perché tutti hanno contribuito, anche tacendo, a dare il valore di verità incontrovertibile a quelle posizioni.

La cultura tecnico-razionale dell'era post-moderna preparata dal campo della speculazione a partire dall'illuminismo con Kant, Hegel e poi Marx ha finito per trasformare l'economia in una scienza esatta studiando di essa solo ciò che è misurabile. La finalità materialistica promossa dal capitalismo e liberismo assunti come fine e non come mezzo ha contribuito alla creazione di una società finalizzata alla realizzazione del bene personale a scapito di quello comune ed alla normalizzazione di comportamenti illeciti; questo ha forzato sempre più gli interessi dominanti a legittimare con il Nobel quegli studi che innalzavano a verità suprema la loro realizzazione ma non la vera scienza finendo per disgregare il sistema delle relazioni sociali perché alla fine il dogma è diventato il vivere per guadagnare e non viceversa. Quest'anno ancora una volta l'Accademia premiando quel modello socioculturale disgregatore della società dell'uomo ha tradito profondamente le nobili finalità di Alfred Nobel.
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