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Terra incognita

Opportunità e rischi del populismo globale


Del resto, non desideravamo intensamente un po' d'inflazione? L'avremo.
Non volevamo con tutto il cuore politiche fiscali più espansive? Le avremo.
Non volevamo uscire dalla morsa soffocante dei tassi negativi e ultrabassi?
Ne usciremo.

Juan Domingo PeronIl populismo americano incarnato da Trump è una variante benigna, ci auguriamo, del movimento globale di rivolta che non coinvolge solo l'Occidente ma lambisce anche la Cina impegnata nella campagna di moralizzazione. Trump ha conquistato la vittoria, la notte passata, quando si è capito che i minatori degli Appalachi, cui Obama aveva tolto il lavoro nella sua lotta al carbone, avevano rovesciato le previsioni sulla Pennsylvania. Trump, tuttavia, non ha proposto di nazionalizzare o sussidiare il carbone, come farebbero un peronista o un laburista, ma, semplicemente, di deregolarlo e lasciarlo competere liberamente con le altre fonti di energia, togliendo magari i sussidi pubblici per le fonti rinnovabili. Probabilmente i minatori non riavranno il loro posto in miniera, ma almeno non saranno più criminalizzati come white trash indegna di considerazione sociale. In questo c'è molto di liberale e non c'è niente di populistico.

Anche sulla questione dell'esplosione del deficit si è esagerato. Trump adora inaugurare i suoi alberghi, come ha fatto di recente, raccontando che sono stati realizzati sotto budget. Per tutta la campagna elettorale ha promesso di contribuire di tasca sua con 100 milioni di dollari e alla fine ha vinto mettendocene solo 50. Si è poi scelto come vice Mike Pence, uno dei governatori più risparmiosi d'America. Questo significa che Trump riuscirà probabilmente a trovare un accordo con i conservatori fiscali del Congresso.

Ci saranno nuove infrastrutture (su cui Trump potrà apporre una targa col suo nome, non vede l'ora) che saranno costruite con meno sperperi del solito. Il disavanzo aumenterà, ma almeno questa volta non sarà per spese correnti e welfare ma per qualcosa di duraturo.

Inflazione e tassi aumenteranno, ma non drammaticamente. La Fed verrà lasciata tranquilla se si mostrerà collaborativa, altrimenti verrà rinnovata senza troppi complimenti. Si preparano a subentrare alla Yellen, nel caso, Malpass, Kudlow e Taylor. Invocano, i tre, un rialzo a dicembre e quattro o cinque rialzi l'anno prossimo, poi basta. Sembra tanto e lo è, ma si sa come vanno queste cose. Alla fine i rialzi saranno di meno e si limiteranno ad accompagnare l'aumento dell'inflazione e la politica fiscale espansiva.
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