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Il padre primordiale

Ciò che Trump dà, Trump può prendere

Da piccoli, dice Lacan, ci identifichiamo con nostro padre. Lo vediamo onnipotente e, introiettandolo dentro di noi, riusciamo a costruirci un io forte. Crescendo scopriamo però che il padre non è onnipotente perché ha avuto a sua volta un padre che lo ha castrato simbolicamente. Questa scoperta è dolorosa ma preziosa, perché ci aiuta a non sentirci a nostra volta onnipotenti e
apre la strada a un rapporto non patologico con l’ambiente sociale.

Secondo la psicanalista israeliana Esther Rapoport, Trump viene vissuto da sostenitori e avversari (e lei è fieramente tra questi ultimi) come la figura archetipica del padre primordiale allevato dai lupi e non castrato e quindi davvero onnipotente. Per vincere, del resto, Trump non ha avuto bisogno, diversamente da altri uomini potenti ma normali, né dei soldi né dell’appoggio politico di altri soggetti. Non ha nemmeno dovuto piegarsi alle convenzioni morali del suo tempo. Questa forza assoluta, simile a quella del faraone, ha conquistato i suoi sostenitori, tranquillamente indifferenti rispetto alle contraddizioni del padre primordiale (che aiutano anzi a
identificarsi con lui), ma esercita una fascinazione diabolica anche sugli avversari. Trump, conclude la Rapoport, è come l’eroina. Ne basta una piccola dose per restare soggiogati.

È stato scritto, durante la campagna elettorale, che gli avversari hanno sempre preso Trump alla lettera, ma non sul serio. I sostenitori, al contrario, hanno preso Trump molto sul serio, ma non alla lettera. Questo mandato in bianco ha dato e continua a dare a Trump una grande libertà d’azione.

(Nella foto: Conan the Barbarian. 1982)
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