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Intercursus magnus

Qualche lezione dal TTIP di cinquecento anni fa

L'esperienza storica dell'Intercursus induce a qualche riflessione. La prima è che è la crescita a generare globalizzazione più di quanto non sia la globalizzazione a generare la crescita. Il trattato viene infatti firmato (da stati che vorrebbero combattersi) su pressione dei produttori di lane inglesi e dei trasformatori continentali, entrambi in cerca di sbocchi commerciali e materie prime dopo che l'aumento della produttività ha fatto crescere l'offerta, mentre l'aumento del benessere generale ha stimolato la domanda.

Enrico VII TudorLa seconda riflessione, come dimostra la parentesi dell'Intercursus Malus, è che gli accordi commerciali, anche quando ispirati alla promozione degli scambi, riflettono con la precisione di un sismografo l'evoluzione dei rapporti di forza tra i contraenti e vengono quindi costantemente rinegoziati o applicati con più o meno correttezza. La gestione imparziale del contenzioso commerciale da parte delle corti di giustizia fu del resto uno dei temi più spinosi dell'esperienza dell'Intercursus.

Il programma economico di Trump è stato accolto bene dai mercati per le parti che riguardano fisco, deregulation e infrastrutture. Resta però ancora un'ombra sul protezionismo. Si teme l'innalzamento di barriere doganali anche molto elevate.

In realtà, analizzando le posizioni degli economisti di area trumpiana, lo sforzo non si concentrerà sui dazi, che resteranno sullo sfondo solo come minaccia, ma su due altre direttrici. La prima è la lotta agli organismi multilaterali e alle loro tecnocrazie autoreferenziali. È una questione di sovranità, a ben vedere, in cui è presente la tradizionale avversione repubblicana a organismi come l'Onu e la Corte Internazionale di Giustizia. Organismi, si dice, non eletti democraticamente e sempre più intrusivi. I grandi trattati regionali o globali saranno quindi sostituiti, tendenzialmente, da accordi bilaterali.

La seconda direttrice è l'aggiornamento dei trattati bilaterali sulla base della nuova volontà politica. L'America, tradizionalmente, ha spesso concesso molto ai suoi partner commerciali contando sulla forza della sua economia e sul controllo del dollaro come rimedio eventuale a situazioni di eccessivo squilibrio. Il rapporto con la Cina, ad esempio, è palesemente sbilanciato a sfavore dell'America.
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