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Intercursus magnus

Qualche lezione dal TTIP di cinquecento anni fa

Per questo ci sembra per ora fuor di luogo il timore di una deglobalizzazione a somma negativa per tutti. La somma sarà zero, ma lo zero sarà il risultato di un segno positivo per l'America e negativo per il resto del mondo.

Il dollaro forte bilancerà parzialmente le cose, restituendo competitività al resto del mondo. Ma dove potrà arrivare il dollaro?

Il municipio di StralsundSe si guardano i fondamentali il dollaro non dovrebbe apprezzarsi. L'America è infatti in disavanzo rispetto al resto del mondo. Prima della vittoria inaspettata di Trump, del resto, molte case davano il cambio con l'euro per fine 2017 tra 1.15 e 1.20. L'Eurozona, in particolare, è in surplus strutturale delle partite correnti ed è solo per i rischi politici ormai semipermanenti e grazie alla politica monetaria ultraespansiva che l'euro riesce a restare sottovalutato. Non parliamo poi del surplus cinese, che un renminbi in caduta accelerata rafforzerà ulteriormente.

La forza del dollaro appare dunque dovuta al rinnovato dinamismo politico della nuova amministrazione ma deve ancora di più al differenziale dei tassi. Ed è qui che la Fed, silenziosamente uscita di scena negli ultimi mesi in attesa di riconsegnare alla politica fiscale il posto di comando, rientra pienamente in gioco. Dipenderà infatti dal ritmo dei rialzi dei tassi americani se il dollaro andrà in overshooting o no.

E qui le cose si fanno davvero complicate. Il punto di partenza è una Fed ultracolomba e un Trump ultrafalco (più i suoi economisti di lui, a dire il vero). La Fed, insieme alla Corte Suprema, è però anche l'unica area di potere rimasta ai democratici a Washington. Entro 12-18 mesi Fed e Corte Suprema saranno trumpificate, ma nel frattempo potrebbero fare molto, volendo, per indebolire Trump e il suo partito. La Corte ha ancora i voti per rendere incostituzionale la pratica di disegnare i distretti elettorali in modo da favorire chi è al governo (una pratica sempre adottata da tutti ma che in questo momento favorisce i repubblicani) con l'effetto, fra due anni, di sfilare il Congresso a Trump e restituirlo ai democratici.
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