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L’ipocrisia degli economisti USA anti-Trump

Economisti USA, una settimana prima delle elezioni, fanno pubblicare una lettera contro Trump, espressione evidente della supponenza di chi ha contribuito a creare la crisi, ma si ritiene detentore della verità rifiutando ogni confronto


Pochi giorni prima delle elezioni presidenziali – il primo novembre, giorno di Halloween (la notte di tutti gli spiriti sacri) - svoltesi lo scorso anno il giorno 8 novembre, venne resa pubblica dai media – Wall Street Journal in testa – una lettera pubblica di “prominent“ (eminenti) economisti degli Usa che definivano Trump come pericoloso e distruttivo per il paese raccomandando fortemente di non votarlo ma, nella sostanza, di votare la Clinton. La lettera composta da una pagina di contenuti e da otto (!) pagine di firme (contano di più le firme dei contenuti?) rappresentava una dura sferzata al pericolo di una presidenza che avrebbe secondo loro gravemente danneggiato il paese definendolo come una sorta di dilettante allo sbaraglio. Altri economisti si sono accodati a tanta scienza, Stiglitz e Krugmann tra questi, per esprimere il profondo dissenso verso una persona che “rivela una profonda ignoranza dell'economia e l'incapacità di capire gli esperti in materia“ come loro dimostrano, sarebbe meglio dire pensano, di essere.

Questa lettera aperta dimostra la profonda ipocrisia di un gruppo di studiosi che hanno cavalcato la finanza, altra cosa dall'economia, facendosi da essa cavalcare portando al fallimento globale il paese. Invece di questa lettera, che dimostra la supponenza di chi pensa di avere la verità in tasca, avrebbero dovuto scriverne una di scuse a tutti i cittadini americani che con il loro modello culturale hanno ridotto al lastrico.

La lettera è la evidente dichiarazione delle relazioni tossiche che si sono sviluppate negli anni tra politica, finanza ed accademia; non a caso la campagna elettorale della Clinton è stata sostenuta dalla finanza di Wall Street.

Trump / Clinton

I termini ed i contenuti stringati della lettera non lasciano spazio a quel dubbio che dovrebbe essere sempre presente nelle scienze che si occupano dell'uomo e pongono l'economia, sarebbe meglio dire la finanza, come fine per realizzare una società giusta e felice. Invece è esattamente il contrario, il fine sono la società, l'uguaglianza, la libertà, la vita ed il diritto al perseguimento della felicità come recita la dichiarazione d'indipendenza degli Usa ancora oggi festeggiata il 4 luglio.

La dichiarazione degli economisti mette in guardia dalla possibilità che la scelta di Trump potrebbe mettere in discussione la realizzazione di quei diritti su cui la costituzione americana si regge e che devono essere garantiti. La realtà però è diversa perché proprio il modello socioculturale sostenuto dai dottori del tempio dell'economia/finanza ha azzerato quei diritti portando il paese a fronte di un caos sociale e di un contesto rivoluzionario che si accende nella storia dell'uomo quando i limiti della tolleranza reciproca sono dimenticati. Proviamo a vedere lo stato del paese nei fatti e non nelle supponenti dichiarazioni più mitologiche che scientifiche.
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