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Born to buy - Il destino del Consumatore Occidentale

Cosa è utile guardare tra la marea di dati di cui viene inondato l'investitore?


Il dato però che a mio avviso ha di gran lunga la maggiore importanza tra tutti i dati economici – ovviamente esclusi gli andamenti dei mercati, che sono il metro e la misura di tutto – è quello che riguarda la Consumer Confidence, cioè la fiducia dei consumatori.

La correlazione di questo dato con la borsa e la sua capacità di conferma o smentita di un trend di borsa (parlo ovviamente di Trend di medio lungo periodo, trattandosi di dati mensili che oltretutto vengono sempre rilasciati con un certo ritardo) sono impressionanti. Certamente, se dovessi fare il gioco della torre con gli indicatori economici, quello che lascerei sempre sulla torre è la Consumer Confidence.

Fiducia dei consumatori italiani

L'analisi dei due indicatori sugli Stati Uniti e sull'Europa mostra comportamenti differenti. Il dato europeo è più lineare mentre il dato americano è più frastagliato, il che implica – se vogliamo – una maggiore reattività del consumatore americano agli stimoli di ogni genere, sia monetari che derivanti dalla sua percezione della situazione economica. Entrambi i dati sono correlati in modo strettissimo all'andamento dei mercati azionari sottostanti. Potrei anzi dire che l'analisi effettuata in un certo modo del dato sulla fiducia dei consumatori potrebbe essere uno straordinario modello di acquisto o vendita per gli stessi indici. In questo momento, entrambe le tendenze degli indici di fiducia sono positive e questo avviene già da alcuni mesi ed è una conferma del trend di borsa. Il dato più rilevante viene dall'analisi della Consumer Confidence americana, che è risalita per la prima volta da tanti anni sopra 110. Il grafico sottostante mostra la correlazione di cui parlavamo prima, ma anche una campionatura dei livelli significativi e di ciò che in effetti rappresentano a livello di sentiment per il mercato azionario.

Consumer Confidence USA e indice S&P500 – Livelli di eccesso della CC

E' evidente che la correlazione esiste ed è forte. Non è immediata e non è traslabile sul piano del trading, ma i segnali – quando arrivano – ci sono, eccome. Il problema è che in entrambe le fasce estreme – avidità e paura – funziona perfettamente la Sindrome T.T.I.D., “This Time Is Different”, le quattro parole più pericolose di sempre sui mercati.

Era da metà 2007, da quando le borse – anticipando la Grande Crisi – diedero il primo scrollone, che la Consumer Confidence americana non era più risalita sopra 110. Ora è vicina a 114, in area di grande ottimismo. Può andare ancora più su, in zona di Euforia, Estrema Euforia o anche sopra 140 in quella zona che ho chiamato di Follia Collettiva, come nel 2000 della bolla di Internet.

Basta l'osservazione del grafico per capire che il nocciolo della questione non è l'aver paura dell'indicatore quando è sopra 110, ma il comprendere il significato di avviso ai naviganti di una sua successiva discesa sotto 110, quale ne sia la ragione.

Questo ciclo è ormai ufficialmente il terzo più lungo di sempre sugli USA. Gli unici due precedenti di maggior durata sono il ciclo che è culminato nel 1969 e quello che è culminato nel 2000. Se questo Bull Market dovesse uguagliarli, potrebbe prolungarsi ancora 1-2 anni. La storia insegna che le prime correzioni di questi stadi molto avanzati del ciclo – che potremmo definire terminali, ma la cui lunghezza è funzione di accadimenti non sempre prevedibili – sono occasioni di acquisto sulle borse, ma insegna anche che la presa di coscienza del quadro storico deve aiutare l'investitore accorto, nei mesi che verranno, a mantenere una disciplina operativa rigorosa e a non cadere nella trappola della Sindrome T.T.I.D.

Tutto, nella vita come sui mercati, si muove in cicli.
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