Prima di correre a vendere consideriamo che, dovessero i
sondaggi indicare un
ballottaggio Hamon-Le Pen, il più debole tra Macron e Fillon (il secondo, per ora) subirebbe pressioni immense per desistere a favore del più forte già al primo turno. In questo caso la vittoria finale di un centrista sarebbe certa e il sospiro di sollievo dei mercati sarebbe udibile anche dalla luna.
Ricordiamo che al voto francese mancano due mesi, non due anni.
Il dovere di cronaca impone poi di segnalare un'altra situazione critica trascurata finora dai mercati, ovvero il punto morto in cui si stanno ritrovando in
America i grandi progetti di riforma su cui hanno scommesso molto i mercati. Parliamo della
riforma dell'Obamacare, della
riforma fiscale e del
piano sulle infrastrutture. Alla camera bassa c'è un ingorgo tale da indurre a rinviare di mesi o trimestri le previsioni che si facevano fino a poco tempo fa sui tempi di approvazione (e dopo, naturalmente, c'è il senato). Soprattutto, sono sempre più evidenti le divisioni in campo repubblicano tra chi è disposto a spendere e chi vuole tenere i conti in ordine.
Trump potrebbe essere decisivo per sbloccare l'impasse, ma anche dal suo lato i tempi sembrano allungarsi. Le proposte sulla riforma fiscale non arriveranno presto come si pensava e in ogni caso l'
Obamacare avrà la precedenza. Con altri presidenti e con aspettative più normali non si farebbe troppo caso a questo rallentamento, ma con un presidente che ama la guerra di movimento e un mercato con questo livello di aspettative un consolidamento dell'azionario sarebbe più che comprensibile.
In pratica
se ci sono posizioni troppo esposte al rischio azionario converrà riportarle almeno temporaneamente alla normalità. È ben possibile che l'azionario non scenda molto, ma è verosimile che la volatilità torni a crescere. Nel frattempo si potrà approfittare di eventuale debolezza per comprare oro.
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