La felicità borsistica è un'occorrenza rara e ci sembra di averla vista, dopo molto tempo, tra novembre e oggi. La
felicità borsistica non va confusa con il rialzo azionario. Per tre quarti del tempo, infatti, il rialzo scala, come si suol dire, un muro di preoccupazione. Chi è dentro ci guadagna, naturalmente, ma a prezzo di notti agitate e paure di ogni tipo (il
double-dip nel 2009-2010, l'Europa nel 2011-2012, il
fiscal cliff e il
taper tantrum nel 2013, il rialzo dei tassi e poi la Cina tra il 2014 e il 2016). Chi gestisce soldi si trova in queste fasi ad avere a che fare con clienti nervosi e preoccupati anche se i risultati sono buoni ed è nervoso lui stesso.
Dopo tre, cinque, sette anni di nervosismo i rialzi prendono strade diverse. A volte sono interrotti da crash drammatici, come nel 1987. Altre volte cominciano ad appassire nel malumore, come nel 2007.
Altre volte ancora subiscono una mutazione genetica e da timidi ed esitanti diventano aggressivi, violenti e incontrollabili, come
nel 1999 per le borse e il 2007 per le case. In queste fasi i mercati sono come posseduti (entusiasmo, etimologicamente, significa essere posseduti dal divino) e non sono felici, ma, direbbero gli psichiatri, maniacali. Chi è dentro diventa avido, perde ogni freno inibitorio e invece di rallegrarsi pensando ai soldi che sta facendo si macera calcolando quanti di più potrebbe farne se andasse a leva. Chi è fuori è roso dall'invidia, dal sospetto di essere infinitamente stupido e dalla paura di perdere l'occasione della vita. Tutti sono eccitati, nessuno è contento.
Nulla di tutto questo è stato visibile nel
grande rialzo seguito alle
elezioni americane di novembre. Nessuno ha sofferto, nemmeno gli short che, agili e attenti come sempre, hanno presto capito che il vento non soffiava dalla loro parte e si sono rovesciati o hanno comunque chiuso. Gli altri, il grosso, hanno comprato con moderazione e si sono limitati a non vendere. Il risultato è che chi sta guadagnando non si lamenta del fatto che avrebbe potuto guadagnare di più prendendo più rischi. Chi è restato fuori, dal canto suo, non si rammarica troppo. Dopo tutto l'economia globale sta andando bene anche per lui, l'occupazione cresce, nessun bond fa default e chi guadagna in borsa ha il buon gusto di non ostentarglielo.
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