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Il nuovo paradigma

Dal Trump trade al nuovo centrismo globale?


Dopo la conclusione del ciclo elettorale europeo (e quindi dopo le elezioni italiane) se non ci saranno sorprese l’Europa cercherà di rafforzare la sua impalcatura. Non grandi cose, ma qualche trave di sostegno nei punti più fragili. Una di queste travi sarà costituita probabilmente dagli European Safe Bonds, i cosiddetti ESBies, una buona idea che circola già dal 2011 e che ora sembra sempre più matura. Si tratta della cartolarizzazione di debito emesso dai vari paesi dell’eurozona fino a un controvalore pari al 60 per cento del Pil. Btp, Bund, Oat e Bonos verrebbero assemblati e ridistribuiti in due tranche, una senior e una junior. Se i Btp dovessero essere ristrutturati, anche aggressivamente, il danno verrebbe assorbito dalla tranche junior. In questo modo si verrebbe a creare un debito paneuropeo sicuro (nella parte senior) senza mutualizzazione e con una cedola molto bassa (sempre per la parte senior). Questo aiuterebbe molto l’Italia senza in nessun modo danneggiare la Germania (l’idea degli ESBies è di un tedesco).

Markus Brunnermeier, il creatore degli ESBiesNegli ultimi tempi si è preso a dire che per il populismo è iniziata la parabola discendente. La svolta centrista di Trump e l’eventuale vittoria di Macron non sarebbero che la conferma di un riflusso già visto in Spagna e in Olanda. Non c’è dubbio che sia così nel breve. Tuttavia quelli che insistono sul populismo in ritirata sono spesso quelli che dicono che l’immigrazione verso l’Occidente è appena iniziata, che il grosso deve ancora venire e che il processo è ineluttabile.

Ora succede che il populismo si nutre di bassa crescita economica e di rifiuto di un’immigrazione fuori controllo. La crescita globale è quest’anno in modesta ripresa, ma sembra azzardato affermare (proprio adesso che l’America sta annacquando le sue riforme e che il ciclo globale mostra segni crescenti di maturità) che torneremo ai livelli pre-2008. Bassa crescita e alti flussi migratori continueranno quindi ad alimentare il malessere alla base del populismo. Il suo ridimensionamento è quindi da considerare temporaneo e non strutturale. Alla prossima recessione molti nodi ritorneranno al pettine.

I mercati sono chiamati ora al compito impegnativo di conciliare e prezzare da una parte la perdita di senso del Trump trade e dall’altra il ripristino di uno status quo centrista che sembrava minacciato dal protezionismo e dalla destabilizzazione globale trumpiana.

La sede del Seti Institute a Mountain View, CaliforniaL’aggiustamento alla nuova realtà è iniziato con lo sgonfiamento del reflation trade legato a Trump (resta in piedi il reflation trade da ciclo maturo, ma qui i tempi sono molto più lunghi). In borsa l’erosione dell’indice è modesta e graduale, ma sotto la superficie la controrotazione da banche e ciclici verso i difensivi è in America già molto avanti.

Suggeriamo di vendere borsa americana e Bund su forza e di acquistare borsa europea e Oat su debolezza. Il tutto in dosi moderate perché le sorprese non sono mai da escludere.
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