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Non solo attese

Occhiali rosa, ma anche buoni motivi per essere costruttivi


Questa volontà di restare con i piedi per terra è per ora evidente anche in Europa. Benché la vittoria di Macron venga data per certa (anche se più la si dà per sicura più alto sarà il numero degli elettori che se ne staranno a casa al secondo turno, rendendola così un po' meno certa) a nessuno è venuto in mente di ipotizzare seriamente uno spettacolare rilancio politico del progetto europeo. E nessuno, nemmeno in Germania, osa ancora chiedere davvero alla Bce di accelerare la normalizzazione della politica monetaria dell'Eurozona. Quanto a Draghi, la sottolineatura rigorosa e compiaciuta dei miglioramenti del ciclo economico si accompagna a quella ancora più accorata della necessità di rimanere ancora con il piede premuto sull'acceleratore il più a lungo possibile.

Pierre Soulages. Murale. Butler Art InstituteDopo la Francia, del resto, ci sarà l'Italia. Si capirà presto se si voterà in autunno o nel 2018, ma è evidente che l'autunno avrebbe dei chiari vantaggi. La Bce avrebbe un ottimo motivo per rinviare a fine anno qualsiasi accenno a politiche meno espansive. La formazione di un governo in Italia, presumibilmente con forze di sistema, permetterebbe di dichiarare chiusa la stressante e lunga stagione elettorale apertasi con Brexit. L'Europa, a quel punto, avrebbe da temere come minaccia esistenziale solo una recessione globale. In mancanza di questa, l'orizzonte politico apparirebbe sufficientemente sgombro per i prossimi quattro anni, un'eternità per i mercati.

La vittoria di Macron al secondo turno, quindi, darà ai trader l'occasione per prendere qualche profitto, ma non esaurirà le potenzialità del rialzo europeo. Il superamento dell'ostacolo italiano darà agli investitori globali ancora esitanti il segnale finale per rimettere piede in Europa. Il peso dell'Europa negli indici e quindi nei portafogli dei grandi investitori internazionali è oggi molto più basso di quello che era nel 2009 e pur considerando la diversa composizione delle nostre borse e la marginalità strutturalmente più bassa rispetto all'America lo spazio per un'allocazione geograficamente meno sbilanciata è ancora ampio.

Pierre Soulage. Ruggine e neroL'euro ha cominciato a dare una mano in questa direzione. È vero, il suo rafforzamento potrà creare qualche problema ai margini degli esportatori, ma solo se si supererà la soglia di 1.15. In termini di flussi, d'altra parte, per un investitore americano o asiatico non c'è niente di meglio che investire in una borsa sottovalutata in recupero denominata in una valuta sottovalutata in recupero.

Non si è mai presentato in natura il caso di una borsa europea che sale in presenza di una borsa americana che scende. L'America non sembra però prossima a un bear market e sarà sufficiente un suo andamento laterale perché l'Europa continui ad andare bene.
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