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Macron trade

Qualcosa di più della solita falsa partenza europea


E così alziamo i tassi nel luglio 2008, poche settimane prima che crolli tutto. Poi li alziamo di nuovo non una ma due volte nel 2011, non appena sembra che le cose vadano meglio. Tutto questo mentre l'America passa da un Quantitative easing all'altro, sotto lo sguardo critico e severo dell'Europa, che si guarda bene dal fare queste cose da Terzo Mondo. Salvo poi ricadere in recessione, noi e non l'America, riabbassare precipitosamente i tassi tre mesi dopo averli alzati e adottare il Qe tanto disprezzato con una foga tale da avere oggi, come Bce, uno stato patrimoniale ancora più gonfio di quello della Fed (e fra un anno il nostro sarà ancora più grosso mentre il loro sarà più piccolo di oggi).

Cattedrali d'Europa. MoscaIl terzo tipo di discorso compiaciuto ce lo facciamo quel mese all'anno in cui capita che l'Europa si comporti in borsa meglio dell'America. È iniziata una fase di divergenza, ci chiediamo eccitati, forse che questa è la volta buona che ci sganciamo da loro? In passato, a dire il vero, non si è mai andati al di là di qualche settimana di performance più brillante o meno opaca della loro. Questa volta, però, potrebbe essere diverso.

Il Macron trade sta di fatto dando il cambio all'esausto Trump trade. Il Trump trade, la cui ultima eco è ancora udibile nella borsa americana al massimo storico (ma non più nel dollaro o nei tassi), è durato cinque mesi (negli ultimi due solo pochi titoli sono saliti e molti sono scesi). Il Macron trade potrebbe durarne altrettanti.

L'Europa ha dalla sua due fattori, il primo politico e il secondo economico. Sul piano politico non ci aspettiamo miracoli o svolte clamorose, ma una riforma del lavoro e qualche taglio della spesa pubblica in Francia, uniti a un prudente rilancio del processo di integrazione europeo saranno comunque una grossa differenza rispetto al passato prossimo. Non sarà difficile fare meglio di Hollande e non sarà difficile fare di più di Juncker. Resta l'Italia, certo, ma a ottobre avremo qualche forma di grande coalizione che manterrà il paese incollato. Insomma, non sarà necessariamente una vita esaltante quella dell'Europa, ma sarà meglio, molto meglio, dell'ibernazione che precede la decomposizione cui ci stavamo abituando.
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