Sul piano economico l'Europa sta godendo dei benefici derivanti dall'avere abbandonato la sua ricetta, l'
austerità, e dall'avere adottato, con due-tre anni di ritardo, la strada americana. La migliore performance relativa dell'Europa quest'anno (e probabilmente anche il prossimo) non deriva dalla superiorità del suo modello ma dall'avere adottato quello che ha avuto successo in America. Chi è sano fa fatica a essere ancora più sano, chi è malato può invece migliorare molto se si cura come si deve.
Gli
spazi per il Macron trade sono buoni, ma, esattamente come abbiamo visto con il Trump trade quando tassi e dollaro a un certo punto sono entrati in collisione con la borsa,
euro e borsa saranno in competizione tra loro per chi si accaparrerà la fetta più grossa, mentre l'obbligazionario di qualità soffrirà, anche se non drammaticamente.
In ogni caso l'euro è sottovalutato rispetto al dollaro,
lo spread tra Bund e Treasuries è eccessivo e una borsa europea che capitalizza 11 trilioni non si concilia con una borsa americana che ne capitalizza 26. Tutto si dovrà normalizzare, con un euro più forte, Bund più deboli e borsa più alta.
Per chi sta sui mercati il problema sarà quello di capire se e quando lo scorpione che aveva promesso di non mordere la rana inizierà di nuovo a morderla. Se e quando, cioè, la politica fiscale e monetaria dell'Europa tornerà ad essere europea, ovvero tedesca. Se e quando, in altre parole, torneremo a sentire parlare di
austerità e troika (riverniciate da ministro unico delle finanze e Esm) sul piano fiscale, di euro forte sul piano valutario e di tassi più alti, a Qe terminato, quando nel 2019 Weidmann prenderà il posto di Draghi.