I numeri però ci dicono che la
crescita europea nel 2015 è stata dell'1.9, nel 2016 dell'1.7, quest'anno sarà dell'1.6 e l'anno prossimo dell'1.4 (fonte Goldman Sachs). Crescita rispettabile, per i tempi che corrono, ma in costante decelerazione per effetto dell'affievolirsi della spinta derivante dalla svalutazione dell'euro. La
crescita americana, per il Fondo Monetario, è stata dell'1.6 l'anno scorso, sarà del 2.3 quest'anno e del 2.5 nel 2018.
La distanza tra Europa e America sembrerebbe allargarsi, non restringersi.
Se la confrontiamo con la realtà la narrazione europea corrente indossa dunque le lenti rosa, quella sull'America le lenti scure, almeno quando si parla di sistema paese. La narrazione sulle borse indossa invece le lenti rosa dappertutto. Intendiamoci, gli utili riportati finali delle società quotate in borsa saranno quest'anno più alti del 24 per cento nell'eurozona (fonte Deutsche Bank) e dell'11 in America (consenso bottom-up)
I dati di contabilità nazionale degli
Stati Uniti ci dicono però che i profitti societari nel primo trimestre sono stati del 2.5 per cento in meno rispetto a quelli di un anno fa, mentre il
cash flow è sceso del 2.3 per cento. Certo, le 500 società che fanno parte dell'indice Standard and Poor's sono un sottoinsieme dell'universo censito, sono più esposte all'export e fanno ancora molti
buy-back, ma è sempre bene avere in mente tutti i dati e non solo quelli che fanno piacere.
Un'altra frase che sentiamo spesso ripetere in questo clima di nuovo bullish per i bond è che l'inflazione salariale non esiste, che la gente è ben contenta di avere un posto di lavoro pur che sia e che l'ultima cosa che passa per la testa è di andare a chiedere un aumento al capo. In
America cominciamo però a vedere qualcosa di diverso.
Torsten Slok, un
economista che raccoglie con pazienza certosina tutte le statistiche sulle retribuzioni e le rielabora in un indice, dice che dopo essere rimasta ferma intorno all'1.5 per cento tra il 2011 e il 2014, l'
inflazione salariale ha imboccato la strada del rialzo continuo ed è oggi al 3 per cento, un livello ormai molto vicino alla media storica 1983- 2017. Tutto fa pensare che questo livello verrà raggiunto e superato forse già quest'anno, visti i
progressi continui sul fronte dell'occupazione.
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