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Andrea Selvaggi, la quotazione del petrolio ed i nuovi equilibri

Il petrolio ha ceduto un terzo del suo valore, arrivando fino a 63 dollari al barile, come conseguenza delle decisioni prese dall'OPEC di mantenere ferma la produzione. Dove arriveranno le quotazioni del petrolio? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Selvaggi, Responsabile Desk Commodities di Unicredit.
L'esperto ci ha spiegato che quella dell'OPEC, più che una decisione, è stata più una "non decisione", perché i sauditi erano d'accordo a tagliare solo se lo fossero stati anche gli altri. Questo ha prodotto un nuovo calo del petrolio, che sti stima possa arrivare, come nel 2009, sino a 45-50 dollari al barile nei prossimi due mesi. Selvaggi ha però ipotizzato che, non appena vi sarà un po' di ripresa, il petrolio possa tornare sugli 80-100 dollari.

Alla domanda su quali siano stati i fattori che hanno spinto l'OPEC, Selvaggi ha ricordato che "una situazione simile si era già verificata a fine anni '90 quando l'Iran tentò di ridurre l'offerta per ottenere prezzi più alti, in contrasto con l'OPEC che voleva mantenere determinati livelli di prezzo". Questo spinse il cartello ad "inondare" il mercato di petrolio, spingendone il prezzo a 9-10 dollari. Oggi - ha spiegato - vi sono Paesi che stanno aumentando l'offerta, come nel caso degli Stati Uniti con lo shale gas, ed altri che stanno cercando di controllare la produzione come i sauditi e gli arabi. C'è quindi un po' di tensione fra i grandi produttori mondiali di greggio e, forse, in questo senso, "c'è stato anche un tentativo di voler punire la Russia per le vicende in Ucraina".

E' realistica la tesi di un tentativo di paralizzare la Russia? Secondo l'esperto di commodities, "la Russia è senza dubbio uno dei paesi coinvolti", ma anche l'America, che con lo shale-gas sta diventando il maggior produttore mondiale di petrolio, e quindi un questo senso c'è un tentativo di cambiare gli equilibri del vecchio sistema e far capire "chi veramente comanda".
Alla domanda se la Russia possa essere l'unica vittima, Selvaggi ha riposto "nel breve termine sì", ma ha anche aggiunto che un continuo ribasso del greggio andrebbe a scapito soprattutto di Paesi come la Russia ed l'Argentina, che hanno già dei problemi di tipo economico, e sarebbe meno dannoso per gli americani, che hanno già effettuato delle coperture.
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