Il
petrolio ha chiuso la settimana in calo dello 0,71% a 47,64 dollari, dopo aver recuperato parte delle perdite subite all'indomani della Brexit. L’
esito del referendum della Gran Bretagna per uscire dall’UE ha infatti innescato un
panic selling su tutti i mercati, compreso quello energetico, che già scontava l’ennesimo aumento dei
pozzi attivi in USA segnalato dal report di Baker Hughes.
L’ottava è stata invece positiva per il
gas, che ha guadagnato l’1,49% a 2,662 dollari, nonostante i dati negativi sugli stoccaggi. Il gas ha beneficiato delle previsioni di un innalzamento delle
temperature, nei prossimi giorni, che potrebbero far impennare i consumi elettrici per il condizionamento e spingere ad un
maggior utilizzo di gas.
Il
grano ha chiuso con un tonfo del 5,51% a 454,75 cent per bushel, registrando la peggiore performance della settimana. A zavorrare il frumento concorrono ancora le ansie create da una produzione
record e da un clima favorevole ai raccolti in USA.
L’
oro è letteralmente volato, confermandosi in controtendenza rispetto a tutte le altre commodities, dopo il voto sulla Brexit. Il metallo, che ha guadagnato in una settimana il 2,13% a 1.320 dollari l’oncia, si è avvantaggiato della sua
natura di bene rifugio ed ha catturato i capitali in fuga dai mercati azionario, obbligazionario e valutario,
troppo volatili.
Il
rame ha chiuso la settimana in rialzo del 2,9% a 2,11 dollari la libbra, grazie alla discreta domanda "fisica", nonostante il tonfo registrato all'indomani del voto sulla
Brexit. A favorire i metalli sono anche le speranze di una rapida ripresa dell’economia cinese e di nuovi possibili interventi delle autorità di
Pechino.