Il
petrolio ha chiuso la settimana in rialzo del 2,83% a 48,99 dollari, centrando finalmente il recupero dopo due settimane molto negative. A sostenere il greggio hanno contribuito alcuni
dati macro USA positivi e il forte calo delle scorte, che ha in buona parte compensato le ansie provocate dalla
Brexit e dalle preoccupazioni per i riflessi sull'economia mondiale.
L’ottava è risultata positiva anche per il
gas naturale, che prosegue la rimonta, chiudendo in ascesa del 12,21% a 2,987 dollari, sulle attese di un aumento della domanda
elettrica casata dai condizionatori e da temperature sopra la norma. Un supporto dai dati sugli storage, cresciuti di 37 BFC, meno dei 45 previsti dagli analisti.
Il
grano ha chiuso con un altro scivolone dell’8,47% a 416,25 cent per bushel, in scia alle stime dell’USDA sul raccolto: le superfici coltivate sono stimate in 50,8 milioni di acri, sopra i 49,5 stimati in precedenza dal governo, e le
scorte 981 milioni di sacchi, al top da 28 anni.
L’
oro è salito per la quinta settimana consecutiva, in risposta alla volatilità dei mercati ed all’attesa di nuove misure espansive delle banche centrali a causa della Brexit. La
Bank of England ha già garantito un nuovo piano di quantitative easing, ma si attendono politiche accomodanti anche dalla BCE e dalla Fed, che potrebbe rinviare ancora un rialzo dei
tassi. Il prezioso si è spinto vicino ai massimi da 27 mesi, guadagnando l’1,44% a 1,329 dollari.
Il
rame ha chiuso la terza settimana in rialzo, guadagnando il 4,95% a 2,22 dollari la libbra, massimo di due mesi. Il metallo è stato confortato dal buon dato sull’
ISM manifatturiero americano, mentre i segnali di debolezza del PMI cinese hanno accresciuto le probabilità di nuove misure espansive della
banca centrale.