Settimana drammatica per il
petrolio, che ha chiuso con uno scivolone del 5,86% a 41,60 dollari, risentendo ancora dell’aumento dell’offerta. A zavorrare il
greggio sono ancora i dato sulle scorte che hanno registrato un aumento superiore alle attese, facendo finire il prezzo ai minimi da 3 mesi.
L’ottava è risultata decisamente positiva per il
gas naturale, che avanza del 3,56% a 2,876 dollari, in scia ai dati settimanali sugli stoccaggi. Questi hanno conosciuto un
aumento inferiore alle attese di 17 BCF, rispetto ai 27 BCF attesi dagli analisti.
Settimana nera per il
grano, che ha chiuso in calo del 4,12% a 407,75 cent per bushel, a causa di un livello di scorte sempre molto elevato che ha alimentato la speculazione al ribasso degli
investitori istituzionali. A pesare sul grano concorre sempre l’attesa di un raccolto record.
Settimana in rally per l’
oro, che avanza dell’1,93% a 1.349 dollari l’oncia, galvanizzato dalle politiche espansive delle banche centrali: la
Fed ha preso tempo sino a settembre sui tassi e la Bank of Japan su sollecitazione del governo Abe ha lanciato nuovi stimoli di carattere quantitativo.
Settimana fiacca per il
rame, che cede lo 0,56% a 2,22 dollari la libbra, a causa dei segnali di frenata dell’economia. A pesare sul metallo rosso ha contribuito il deludente dato del
PIL americano, che è cresciuto meno delle attese nel 2° trimestre.