Settimana in rally per il
petrolio, che ha chiuso in rialzo dell’8,45% a 48,24 dollari al barile, in scia all'accordo "informale" raggiunto in seno all'
OPEC per contingentare la produzione, riassorbire l’eccesso di offerta e risollevare i prezzi, che da tempo non sono remunerativi per molti membro del cartello. A sostenere il
greggio hanno contribuito i positivi dati sulle scorte USA, che hanno evidenziato un calo inatteso di 1,9 milioni di barili nell'ultima settimana.
Settimana negativa per il
gas naturale, che chiude in ribasso dell’1,66% a 2,906 dollari, in controtendenza rispetto agli altri prodotti energetici e a dispetto dei positivi dati sugli stoccaggi, che hanno evidenziato un
aumento superiore al previsto di 49 BCF contro i 56 attesi. Sul mercato hanno pesato le previsioni
meteo, che segnalano un abbassamento delle temperature e quindi una minor domanda per il condizionamento.
Il
grano termina invece un’ottava fiacca, chiudendo in calo dello 0,68% a 402 cent per bushel, scontando un livello esorbitante delle scorte, che segnano i massimi degli ultimi 30 anni. Peraltro, l'
USDA ha ridotto la stima sulla produzione di grano primaverile da 571 milioni di bushel a 534 milioni, ma questo ha influenzato molto poco il
mercato, che si conferma in eccesso.
Scattano scontati realizzi sull'
oro dopo il rally della settimana precedente. Il metallo prezioso ha chiuso in diminuzione dell’1,81% a 1.313,3 dollari l’oncia, dopo aver corso sulla scia del mancato rialzo dei tassi da parte della
Fed e delle politiche espansive della BCE e della Bank of Japan. Il mercato, passata l’euforia, è ora proiettato al quasi certo aumento dei
tassi USA di dicembre.
Prezzi ancora in salita per il
rame, che guadagna lo 0,82% a 2,21 dollari la libbra, ancora sulla scommessa di un’accelerazione dell’economia USA, stando ai positivi dati macroeconomici pubblicati in settimana, come il
PIL e la fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan.