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Il punto sulle commodities 12 dicembre 2016

Il mercato delle materie prime analizzato dall'Ufficio Studi di Teleborsa

Il petrolio chiude la settimana poco mosso, dopo il precedente rally, accusando il peso di qualche presa di profitto e cedendo lo 0,35% a 51,50 dollari al barile. Ad ispirare cautela ha concorso la fissazione del vertice OPEC-non OPEC nella giornata di sabato, a Vienna, per finalizzare l’accordo di riduzione dell’offerta con i Paesi esterni al cartello. Questi si sono impegnati a ridurre proporzionalmente l’offerta di altri 600 mila barili, in gran parte a carico della Russia.

L’ottava si chiude ancora con una fiammata per il gas naturale, che ha guadagnato il 9,02% a 3,746 dollari, in prossimità dei massimi degli ultimi due anno. Una spinta è stata ricevuta dalle previsioni meteo, che segnalano un forte abbassamento delle temperature nelle prossime settimane e depongono a favore di un aumento dei consumi per il riscaldamento. Il report settimanale sugli stoccaggi è risultato in linea con le attese con un calo di 42 BCF.

Il grano ha chiuso la settimana in rialzo del 3,29% a 387,50 cent per bushel, recuperando le perdite precedenti. Il frumento ha beneficiato di qualche ricopertura, dopo aver già incorporato in precedenza le nuove previsioni dell’USDA, che confermano un raccolto record per Australia e Brasile.

Il prezzo dell’oro continua a scendere a causa della forza del biglietto verde, che fa concorrenza al metallo prezioso nei portafogli degli investitori. Il future sul gold ha chiuso ai minimi da 10 mesi a 1.159,4 dollari l’oncia, in ribasso dell’1,34%, nell’approssimarsi del meeting di politica monetaria della Fed mercoledì 14 dicembre: è atteso un aumento dei tassi di interesse, in risposta al miglioramento dell’economia americana ed alle politiche espansive che saranno approntate dal nuovo Presidente Donald Trump.

Il rame torna a salire dopo la pausa della settimana precedente, guadagnando l’1,03% a 2,64 dollari la libbra. A sostenere il metallo rosso contribuisce la speranza che il mercato torni in equilibrio, sulle spese pianificate dal nuovo Presidente USA Donald Trump per le infrastrutture. Esercitano pressioni positive anche i segnali di una generale ripresa dell’economia mondiale e soprattutto della Cina.
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