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Il punto sulle commodities 6 febbraio 2017

Il mercato delle materie prime analizzato dall'Ufficio Studi di Teleborsa

Il petrolio chiude la settimana in deciso rialzo, riportando un progresso dell’1,4% a 53,83 dollari al barile, dopo aver accelerato venerdì, in scia ai dati sul mercato del lavoro americano. A galvanizzare il greggio sono stati anche i segnali di riduzione dell’offerta, in particolare dalla Russia, ed i rapporti più tesi fra USA ed Iran, che potrebbero innescare un’altra ondata di sanzioni a Teheran, come minacciato dal Presidente Donald Trump.

Ottava pesantemente negativa invece per il gas naturale, che scivola del 9,67% a 3,063 dollari per milione di BTU. Il gas prosegue così un periodo di grandissima volatilità, dettato dall’evolversi della situazione meteo, che ora preannuncia un clima più mite in gran parte degli Stati Uniti.

Quotazioni in deciso rialzo per il grano, che mette a segno un rialzo del 2,32% a 430,25 cent per bushel, anche se sotto i massimi dei sette mesi raggiunti nel corso della settimana. C’è ancora molta incertezza circa le dimensioni di questo mercato (l’equilibrio di domanda ed offerta), ma indubbiamente il frumento continua a beneficiare di un dollaro debole.

Quotazioni in ascesa per l’oro, che chiude l’ottava in aumento del 2,53% a 1.218,5 dollari l’oncia, ai massimi delle ultime 11 settimane,. dopo un nuovo indebolimento del dollaro. L’oro beneficia anche della sua natura di bene rifugio, in risposta alle incertezze politiche che dominano la situazione in Europa e negli Stati Uniti. La politica del nuovo Presidente americano Donald Trump e le incognite sul futuro stanno contribuendo ad alimentare un clima di incertezza a livello mondiale, che favorisce i “safe heaven”.

Settimana nera per il rame, che ha ceduto il 2,39% a 2,62 dollari la libbra, a causa di prese di profitto e della prudenza che precede la pubblicazione di alcuni dati chiave, come quello del commercio estero in Cina e Stati Uniti, in arrivo la settimana entrante.
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