Scattano le ricoperture sul
petrolio, che si avvantaggia anche delle voci di un prolungamento dei tagli all'offerta OPEC-non OPEC, chiudendo la settimana in rialzo del 3,48% a 47,83 dollari al barile. A sostenere l'andamento delle
quotazioni hanno contribuito anche i dati sulle scorte, che sono calate più del previsto di 5,2 milioni di
barili nell'ultima settimana, a fronte degli 1,8 milioni precedenti. Sono proseguiti i colloqui fra produttori, in vista del vertice di fine maggio, per estendere il
taglio di 1,8 milioni di barili deciso lo scorso anno.
Anche il prezzo del
gas naturale è risalito, evidenziando un aumento del 3,4% circa a 3,376 dollari per milione di BTU. Le quotazioni hanno raggiunto i massimi degli ultimi 3 mesi, grazie ad un aumento degli
stoccaggi inferiore alle attese di 45 BCF ed all'aumento delle esportazioni verso il Messico, che sta riducendo il
surplus in USA.
Prezzi in marginale calo per il
grano, che ha chiuso la settimana con un decremento dello 0,35% a 426 cent per bushel, muovendosi fra alti e bassi mentre gli operatori valutavano i possibili danni della recente nevicata in
Kansas.
Settimana fiacca per l'
oro, che ha ceduto lo 0,22% attestandosi venerdì a 1.224,2 dollari l'oncia, a dispetto della debolezza del dollaro scaturita da alcuni dati macro deludenti (consumi). Anche il dato sull'inflazione
USA non ha supportato il metallo prezioso, in quanto è risalita meno delle attese allentando l'allarme su un'accelerazione del
rialzo dei tassi USA e facendo venir meno l'appeal dell'oro quale strumento a copertura della crescita dei prezzi.
Il
rame ha chiuso ancora un'ottava in calo, riportando un decremento dello 0,7% a 2,50 dollari la libbra. A frenare il metallo rosso concorrono ancora i mutevoli andamenti delle scorte ed i segnali contrastanti che arrivano dalla
Cina, dove le importazioni sono aumentate meno del previsto in aprile (+11,9% contro il +18% del consensus).