Ho scritto più volte di Monte Paschi: a settembre scorso, per spiegare il flop dell'aumento di capitale proposto in gran pompa da JP Morgan, con un editoriale intitolato “Il Gatto, la Volpe, e...”. Poi, subito dopo, titolando “... le bugie di Pinocchio” per narrare i danni compiuti dal Tesoro per via della fretta di farsi rimborsare i Monti bond. A novembre, visto che la telenovela si faceva interminabile, ritornai sull'argomento: “MPS, perché il brodo si allunga?”- Era tutto chiaro: il Tesoro non voleva mettere le mani nel vespaio: il Monte dei Paschi, se prima non venivano intombati i crediti in sofferenza, frutto di anni ed anni di gestione politica, è inavvicinabile.
A dicembre, feci il punto: “Banche, si chiude un anno di straordinaria follia”, per sottolineare come si fosse perso solo del tempo, aspettando soluzioni di Mercato. A gennaio era chiaro che, se non si fosse intervenuti drasticamente a tutela dei risparmiatori, ci sarebbe stata una rivolta popolare contro i banchieri, come successe ai politici ai tempi di Tangentopoli: “Bidonisti, sarà tempesta!”.
Il Governo ha capito che ormai non c'era più tempo da perdere: la settimana scorsa ha varato un decreto legge per sistemare le due Banche Venete, cedendo le attività in bonis per un euro a Banca Intesa e tenendo per sé attraverso SGA tutti i crediti in sofferenza: mette in campo risorse dei contribuenti fino a 17 miliardi di euro.
Ora è la volta del salvataggio di MPS, con un impegno complessivo di 8,1 miliardi di euro, di cui 5,4 miliardi a carico dello Stato. Una enorme tenaglia riporterà a galla la Banca senese: da una parte pagano azionisti ed obbligazionisti junior, con la svalutazione e la conversione dei titoli; dall'altra interviene lo Stato, con 3,9 miliardi per sottoscrivere nuove azioni ed 1,5 miliardi per acquistare dagli obbligazionisti retail i titoli che verranno convertiti in azioni.
Serviva, come avevamo ben chiarito, qualcuno che finalmente sotterrasse tutti i cadaveri di anni ed anni di crediti andati a male. Servivano i Becchini: i NPL, che ammontano a 26,1 miliardi, verranno divisi in tranches: quelli di migliore qualità, i senior, verranno mantenuti da MPS e saranno ceduti solo dopo aver ottenuto la garanzia statale con i GAGS; i mezzanini e junior verranno ceduti al Fondo Atlante, ad un prezzo pari al 21% del valore di libro, che retrocederà a MPS il 50% dei proventi eccedenti il 12%.
Era questo il nodo più grosso da sciogliere: nessuno al Governo si sarebbe presa la briga di prendere in mano Monte dei Paschi, che aveva in carico 26 miliardi di euro di sofferenze innominabili. Servivano i Becchini, come nelle Avventure di Pinocchio. E così, non appena il Fondo Atlante ha chiuso l'accordo per intombare tutto, è avvenuto il miracolo tanto atteso: il Monte dei Paschi di Siena viene ricapitalizzato dallo Stato.
Tutte le chiacchiere di anni, sugli aiuti di Stato vietati per non distorcere la concorrenza, si sono dissolte come nuvole al vento. Tutto risolto in un fiato.
Ma, intanto, gli zecchini d'oro, lo Stato ce li aveva già messi, a strozzo: dapprima erogò 1,9 miliardi di euro con i Tremonti bond, prestati nel 2009 e rimborsati nel 2012, al tasso del 7,5% annuo; poi, nuovamente 4,7 miliardi di euro con i Monti bond, al tasso del 9% ed un +0,5% annuo a seguire, che vennero erogati nel 2012 e rimborsati per 1 miliardo nel 2014 e per il saldo nel giugno del 2015, quando gli interessi maturati, pari a 240 milioni di euro, vennero convertiti in azioni, portando il Tesoro ad essere azionista di MPS col 4%.
Nel frattempo MPS aveva effettuato tre aumenti di capitale, raccogliendo mezzi freschi per 2 miliardi di euro nel 2011, poi 5 miliardi di euro nel 2014, ed ulteriori 3 miliardi nel 2015. La nuova richiesta di capitale, per ancora altri 5 miliardi, lanciata nel 2016, non aveva trovato esito sul mercato, aprendo la strada all'intervento pubblico di ricapitalizzazione. Ora arriva lo Stato: Urrah!
Eccolo qui, ora, il nostro bel Pinocchio: fa bella figura, con i soldi nostri, salvando non solo la Banca, ma anche gli obbligazionisti retail di cui ricomprerà i titoli che verranno convertiti temporaneamente in azioni. Ma senza essersi sporcato le mani con i cadaveri del passato: a questo ci pensano i Becchini.
Tutti contenti, loro: i Becchini incassano bei compensi; la Volpe ha lucrato ricchi interessi prestando gli zecchini d'oro; e Pinocchio si pavoneggia con la nazionalizzazione pagata con i nostri soldi.
La festa continua. Andate in pace.