La crisi delle Borse, in questi giorni, sarebbe innescata dalla guerra commerciale e valutaria in corso con la Cina.
I mercati hanno bisogno di enfatizzare i rischi di ogni genere, per cercare di ottenere decisioni accomodanti da parte di Governi e Banche centrali. Si minacciano sfracelli, ogni volta: la elezione di Trump avrebbe dovuto scatenare il finimondo, così come il referendum sulla Brexit avrebbe dovuto far precipitare mercati finanziari ed economia reale nel baratro. Ed invece, non è successo assolutamente nulla.
Per anni, poi, i mercati hanno strapazzato l’Europa, enfatizzando oltre ogni limite la crisi di economie che in fondo hanno dimensione lillipuziane, come quella della Grecia. Poi è stata la volta di Irlanda, Portogallo, Spagna ed Italia: i PIIGS avrebbero fatto collassare l’euro.
Il Governatore della BCE Mario Draghi, con il suo famoso impegno londinese a fare di tutto per salvare l’euro dal collasso, "Whatever it takes", in realtà fece buon viso a cattivo gioco, dando il via libera dapprima al programma OMT e poi al QE. La BCE ha iniettato oltre 2 mila miliardi di liquidità, con risultati nulli in termini di inflazione e con l’economia reale europea sempre più rallentata. L’export europeo non tira granché, mentre la domanda interna è floscia per via delle politiche fiscali restrittive.
Siamo alle solite.
L'economia reale è in difficoltà, mentre i mercati minacciano sempre un nuovo tracollo: dal default dei debiti sovrani in Europa alla Brexit, dai dazi alla Cina alle tensioni internazionali, fino alle Primarie americane del 2020.
Ogni scusa è buona per condizionare Stati e Banche centrali
Il ricatto dei Mercati
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