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L'Unione dei Fantastiliardi e le elezioni americane

Ma dietro la muleta degli aiuti a costo zero c’è lo stocco delle riforme sotto dittatura.


L'idea franco-tedesca di costruire una Europa politica sottoposta alla loro guida, e che fronteggi sul piano internazionale gli Usa, la Russia e la Cina anche con un proprio esercito, potrebbe rivelarsi una pia illusione: la rielezione di Trump segnerebbe la fine della strategia americana volta alla creazione di un blocco euro-atlantico, in funzione antisovietica, deciso sin dopo la fine della guerra.

Ora la priorità americana è quella di costruire un'area volta a confinare la Cina, con una Anglosfera che metta insieme Canada, Gran Bretagna, India, Pakistan, Australia, e Nuova Zelanda, riducendo per quanto possibile le relazioni intrattenute dal Giappone e dalla Corea del Sud, e naturalmente sbriciolando l'Unione europea. La Germania non serve più: la Polonia, disponibile ad ospitare truppe americane della Nato, è più che sufficiente ad isolare la Russia. Il sogno tedesco, di diventare il motore della industrializzazione russa, può essere rimesso nel cassetto. Anche la dipendenza energetica della Germania dal gas russo è, per gli Usa, un punto di frizione ineliminabile.

Finora, l'Unione è stata utilizzata per mettere in riga i singoli Stati europei, ma non è sicuro che questo paradigma si ripeta ancora.

La crisi sanitaria dell'inverno scorso è arrivata come una manna dal cielo: sia per mettere i bastoni tra le ruote alla rielezione di Trump che per trasferire altri poteri a Bruxelles.

Mettiamo in fila gli eventi:

Ancora a gennaio scorso, l'economia americana tirava con forza ed il Presidente Donald Trump non faceva altro che rimbrottare la Fed affinché riducesse i tassi di interesse per non smorzare la crescita economica. Lo scontro economico e geopolitico con la Cina non lasciava spazio ad alcun accomodamento nonostante il rinvio di un incremento dei dazi volto ad evitare un rincaro sotto le festività natalizie dei prezzi delle merci importate. La prospettiva di una rielezione era data per certa, anche a causa si un candidato democratico in condizione.

La Gran Bretagna, guidata dal Premier Boris Johnson che aveva stracciato l'opposizione laburista con una snap-election, aveva portato a termine la Brexit, che Theresa May aveva portato nel pantano.

La crisi sanitaria è stata gestita con brutalità: ha cominciato la Cina, con il lockdown di Wuhan; è seguita l'Italia e poi la Francia, che si erano appena date la mano nell'Incontro di Napoli. Gli altri, a seguire, con un vorticoso ed irrefrenabile battage dei media.

Negli Usa, la Presidenza Trump ha ottenuto dal Congresso provvedimenti inusitati a favore delle famiglie, mentre la Fed ha immesso liquidità infinita per sostenere le quotazioni ed il credito. Gli scontri razziali sono riesplosi, ad orologeria, dopo l'uccisione di un afroamericano nel corso di un arresto a Minneaopolis da parte di un bianco agente di polizia, mettendo nel mirino ancora una volta i colonizzatori, gli schiavisti, i suprematisti e le loro nefandezze: è partita una sorta di chiamata alle urne per la minoranza afroamericana, assai poco attirata dalla candidatura democratica di John Biden. Non è certo evocativa, come lo era stata quella di Barack Obama che proclamava: "Yes, we can!": non andranno a votare per Biden, ma contro Trump.

La emergenza sanitaria, che è economica, finanziaria e sociale, deve dunque aggravarsi: ai suoi tifosi serve per contrastare la rielezione di Trump e per forzare la mano a favore della Unione europea.

La Bce tiene intanto sotto ghiaccio i mercati: il programma PEPP serve a coprire il lasso di tempo necessario a mettere in piedi il trasferimento di nuove risorse, competenze e poteri a Bruxelles.

Anche in Italia, si fanno tanti annunci ma si conclude ben poco: ci servono a tutti i costi il Recovery Fund, il programma SURE, naturalmente il MES-sanitario e gli interventi della Bei. Costeranno assai più della sovranità fiscale e di quella monetaria, ormai perdute.

Fa sorridere, vedere l'Unione che si divide tra i Paesi Frugali del Nord e le solite Cicale Mediterranee. Sono quinte di cartapesta: ancora una volta, il destino dell'Europa si decide negli Usa, con le elezioni di novembre.

L'Unione dei Fantastiliardi e le elezioni americane.

Ma dietro la muleta degli aiuti a costo zero c'è lo stocco delle riforme sotto dittatura.

(Foto: Lukasz Kobus - © Unione Europea)
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