Il
negoziatore unico per la UE, il francese Michel Barnier, era infatti riuscito ad imporre per anni una
linea fortemente punitiva nei confronti del Regno Unito, volta ad evitare che altri Paesi dell'Unione possano essere attratti in futuro dalla possibilità di uscire dall'Unione medesima alle stesse condizioni favorevoli che dovessero essere concesse al Regno Unito:
bisogna punire il Regno Unito per evitare che altri ne seguano l'esempio, portando alla dissoluzione dell'Unione. Per ottenere questo risultato ha strumentalizzato l'Accordo del Venerdì Santo, che disciplina i rapporti tra l'Irlanda del Nord che fa parte del Regno Unito e la Repubblica d'Irlanda, ed in cui si fa divieto di interporre barriere fisiche alla frontiera. Se il Regno Unito uscisse dalla Ue con una piena libertà di negoziare futuri accordi commerciali con ogni altro Paese, si dovrebbe creare una vera e propria
dogana tra le due parti dell'Irlanda, contravvenendo all'Accordo del venerdì Santo. Oppure, per mantenere in vigore l'Accordo, si dovrebbe creare una "frontiera interna" tra l'Irlanda del Nord e la Gran Bretagna: una opzione anch'essa inaccettabile.
In questi ultimi giorni è stata la
Francia a mettere una nuova pietra di inciampo alle trattative, già complesse. Il Presidente Emmanuel
Macron ha affermato che non possono essere i pescatori francesi a subire le conseguenze di un accordo stipulato a tutti i costi dalla Ue con il Regno Unito pur di evitare ad entrambi il trauma di una Hard Brexit.
Dietro questa posizione della
Francia non solo ci sono i forti interessi economici della sua flotta da pesca, ma la necessità di
non risultare pubblicamente perdente nella trattativa. Ha bisogno, non solo sul piano interno, di dimostrare che alla fine il Regno Unito ha dovuto cedere qualcosa alla Francia per potere chiudere l'accordo che disciplina i futuri accordi commerciali con la UE.
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