Facebook Pixel
Milano 12:10
34.256,26 -0,04%
Nasdaq 24-apr
17.526,8 0,00%
Dow Jones 24-apr
38.460,92 -0,11%
Londra 12:10
8.091,17 +0,63%
Francoforte 12:10
17.983,9 -0,58%

Tutti in Cina! Finché ci basterà una ciotola di riso

Aprire in Cina, Chiudere in Europa?


L'industria automobilistica, ad esempio, è in piena trasformazione, verso la propulsione elettrica e la guida autonoma. Se, ad esempio, una impresa tedesca volesse cimentarsi nella produzione di un modello da vendere in tutto il mondo, non avrebbe maggior vantaggio che produrre in Cina: ha il più ampio mercato di sbocco e con le economie di scale sbaraglierebbe la concorrenza.

Siamo arrivati al paradosso: per un verso affermiamo che il mercato è globale, che non esistono barriere al commercio, che la catena del valore coglie le opportunità migliori là dove si trovano, e poi ci accorgiamo che esistono condizioni locali che assicurano una convenienza imbattibile. E che è lì che occorre investire e produrre.

La questione non è di poco conto: i prossimi modelli di auto a trazione ibrida di fascia bassa e media delle marche tedesche potrebbero essere prodotti direttamente in Cina. Gli stabilimenti tedeschi produrrebbero solo i modelli di fascia alta, con una produzione numericamente modesta ma assai profittevole. Ciò significa che gran parte dei lavoratori tedeschi che lavorano nelle industria automobilistiche si troveranno senza lavoro.

E, di conseguenza, anche tutta la sub fornitura meccanica italiana sarà falcidiata: non avrà alcun senso produrre in Italia i componenti da assemblare in Cina. Se la deflazione in Italia ed abbattere il nostro costo del lavoro serve all'industria tedesca per comprare ad un prezzo più conveniente e ad incorporare il maggior profitto che ne deriva, se si andrà a produrre in Cina si farà lo stesso, utilizzando tutti gli altri Paesi che le fanno da corona: dal Viet-Nam all'Indonesia. C'è solo da scegliere dove decentrare la produzione di minore complessità.
Condividi
"
Altri Editoriali
```