Ai primi degli anni Ottanta si assisteva ad un paradosso: mentre c'erano tante case vuote, che non venivano date in affitto perché il regime vincolistico dell'equo canone era ritenuto penalizzante dai proprietari, c'erano tanti giovani che non avevano né la possibilità di andare in affitto né la possibilità di comprarle.
Fu così che venne varata la
legge Goria per favorire l'acquisto della "prima casa": si abbattevano le imposte sulle vendite immobiliari e si consentiva di detrarre dal reddito la quota degli interessi pagata sui mutui accesi per acquistare la "prima casa". Con gli alti tassi di interesse di quegli anni, era davvero una boccata di ossigeno. Ed ancora,
le imposte locali sui redditi (dall'ICI in poi) escludevano dal pagamento il reddito della prima casa di abitazione.
Da qualche anno, soprattutto dopo la crisi del 2010-2012, la situazione dei giovani è fortemente peggiorata: i nuovi contratti di lavoro sono sempre più irregolari, temporanei o a tempo parziale, e di conseguenza per loro è sempre più difficile affittare ed ancora di più comprare un appartamento.
Ma c'è dell'altro, da considerare:
i tassi di interesse sui mutui sono precipitati a livelli bassissimi, non solo per la politica monetaria espansiva adottata dalla BCE, ma anche per via della concorrenza che le banche si sono fatte tra di loro, attraverso il sistema della
surroga. Se c'è una banca che fa pagare di meno, si può cambiare il vecchio mutuo con uno concesso a condizioni più convenienti: in passato, quando questa possibilità non c'era, il debitore era legato per sempre alla banca che gli aveva concesso il mutuo. Era una sorta di gallina dalle uova d'oro.
"