Dall'abbattimento del tasso di interesse sui mutui deriva una riduzione della
convenienza fiscale ad acquistare una casa di abitazione: dal reddito si scala poco e niente, anche nei primi anni del mutuo, quando la quota degli interessi è più alta. Le prime rate sono cariche di interessi e non di quote di rimborso di capitale: così, se dopo qualche anno il mutuatario vuole estinguere anticipatamente il debito, la banca ha già incassato la gran parte degli interessi.
C'è dunque da fare un primo passo in avanti:
detassare completamente le rate dei mutui considerando anche la parte di capitale da rimborsare. In pratica, occorre detassare tutto il reddito che viene guadagnato e che viene destinato al pagamento del mutuo.
Non basta:
occorre spostare a favore di queste operazioni di mutuo la convenienza dei Fondi previdenziali, delle Assicurazioni e dei Fondi di investimento, e naturalmente delle Banche. Lo Stato potrebbe intervenire ulteriormente, contribuendo con una quota di capitale all'ammontare del mutuo stesso, aumentando la redditività dell'operazione.
Occorre
sbloccare il mercato immobiliare: innanzitutto liberando i portafogli dell'invenduto del nuovo che gravano sui bilanci dei costruttori e sulle Banche che li hanno finanziati. Finché questa bolla non si sgonfia, nessuno si mette a costruire case nuove e tantomeno a finanziarle.
Il settore delle costruzioni deve puntare alle attività di ristrutturazione e di recupero del patrimonio edilizio esistente e non a costruire volumi ulteriori consumando altro suolo.
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